Lila by Marilynne Robinson

Lila by Marilynne Robinson

autore:Marilynne Robinson
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788806221560
editore: Einaudi
pubblicato: 2016-03-09T23:00:00+00:00


Ora che la pancia stava crescendo Lila si sedeva alla scrivania della sua stanza a pensare, ma chiudeva ancora a chiave la porta quando lui usciva di casa, per il senso di solitudine. Lui non metteva mai piede nella sua stanza, non si ispirava mai a Ezechiele per i sermoni, e non le fece mai piú domande su Doll, neanche quando le restituí il coltello. La mattina dopo averlo menzionato, Lila trovò il coltello sulla tavola della colazione tra il bricco della panna e la zuccheriera, con la lama chiusa nel manico e l’aspetto alquanto innocuo. Lo lasciò là. Aveva l’impressione che lui volesse tenerlo d’occhio finché non l’avesse conosciuta un po’ meglio. Doll aveva arrotato la lama fino a renderla tagliente come un rasoio e un po’ logora, il filo ormai opaco. Quando era sola lo apriva. La pazienza di Doll e la paura di Lila erano compenetrate in quella lama. Doll sputava sulla pietra abrasiva e poi arrivava quel rumore stridulo, sibilante, mentre assorta nei suoi pensieri ci dava dentro, affilando il coltello il piú possibile. Non starci a pensare. Poi, quella fatidica sera le aveva detto: «È meglio che lo prendi tu. Lavalo bene, e nascondilo appena puoi. E non usarlo se ne puoi fare a meno».

Era l’unico oggetto che Doll aveva da darle, troppo buono per essere buttato e troppo, troppo pericoloso da tenere, ma cos’altro poteva fare? Il manico era di corno, sagomato quel tanto da permetterle un’impugnatura comoda, lisciato e riempito di macchie da tutte le mani che lo avevano stretto. Doll non era mai stata il primo proprietario di un oggetto, e neanche l’ultimo, se lo poteva evitare. C’era sempre qualcosa con cui fare a cambio, anche solo per una specie di favore, e ogni articolo era accompagnato dalla storia sulla donna che lo aveva avuto da uno che a sua volta l’aveva rubato a una tizia, però non era stato un furto vero e proprio, dato che quella non lo usava mai, e lui sapeva che lei lo aveva preso in casa di un cugino appena morto, il quale aveva dei fratelli, e quindi la tizia non aveva nessun diritto di prenderlo, ma lui ci stava male lo stesso, ed era per quello che lo rivendeva a poco.

Ogni oggetto era macchiato e consumato dall’uso e dal caso quanto una mano o una faccia. C’erano cose che esigevano rispetto e basta, e quel coltello era una di queste. A volte un estraneo si sistemava vicino al falò, accoccolato sui calcagni come fa la gente quando vuole essere pronta a scattare, e loro lo studiavano per vedere cosa aveva alle spalle, cosa si portava appresso, ossia un niente di niente che poteva anche essere di tutto, tal quale a un cambio di vento. E a volte aveva quello sguardo che diceva: Diamine, io non farei del male a una mosca!, e che spingeva Doane a scoccare ad Arthur l’occhiata con cui aveva inizio la lunga, cauta manovra per mandarlo via, senza offendere, perché sembrava il tipo capace di volersi offendere al minimo pretesto.



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