L'impresa culturale by Giacomo Bosi;

autore:Giacomo, Bosi; [Bosi, Giacomo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Diritto, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815332721
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2017-09-14T22:00:00+00:00

2. Sistemi di governo

Abbiamo avuto occasione di segnalare che sotto il profilo dei sistemi di governo di imprese che conferiscono forma organizzativa ad attività di carattere creativo interessano soprattutto i processi di gestione sulla scorta dei quali la conoscenza può essere stimolata e generata, archiviata, trasferita e applicata. Scrivevo che un’impresa culturale cura in particolare i processi di stimolo, trasferimento, comunicazione e condivisione della conoscenza, e ricordavo che è con riguardo ai processi di stimolo e di trasferimento, soprattutto, che risulta cruciale il ruolo giocato dai mediatori (ossia i soggetti che, in una filiera cognitiva, convertono una forma di conoscenza in un’altra, la codificano e con ciò la rendono fruibile quale patrimonio cognitivo comune). Le fasi costitutive di attività in larga misura dipendenti dall’uso della risorsa conoscenza si affidano alla comunione di (buone) pratiche ideative, operative e organizzative, e di processi di sistematico, ma non rigidamente preordinato, confronto tra autori e collaboratori, e tra costoro e gli organi dell’impresa. La delicatezza della risorsa in parola consiglierebbe, nel paradigma aziendale proposto dalla dottrina di knowledge management, di non irretire le relazioni endosocietarie e interimprenditoriali in percorsi lineari e meccanici, ma di consentire la sedimentazione degli apporti creativi nelle fasi del loro primo sviluppo (in condizioni di riservatezza più o meno marcate), così come di rendere accessibili tramite soluzioni organizzative open access, condivisibili secondo geometrie variabili a discrezione dell’autore (e/o del proprietario), le risultanze ritenute meritevoli di essere elaborate da un novero più ampio e partecipato di soggetti appartenenti alla medesima impresa, e/o alla sua filiera cognitiva. A ben vedere rileva soprattutto il carattere di intangibilità delle risorse utilizzate, del contenuto delle relazioni che si stringono in tali frangenti, e dei beni o servizi infine realizzati. La valenza immateriale e intellettuale delle une e degli altri si ripercuote sul piano dei rapporti con i destinatari di quanto sia prodotto, ciò che chiama in causa ulteriormente i criteri esperibili per assegnare una congrua valutazione economica del pregio dell’attività creativa unitamente intesa. Tali valutazioni risultano complesse, oltre che per altre e già discusse ragioni, per via della frequente commistione tra fasi di attività poste in essere da enti commerciali e nonprofit; da soggetti ibridi per i quali resti comunque importante che non si appanni la titolarità degli investimenti effettuati, a sostengo di un’attività di carattere sociale a cui contribuiscano più operatori; e da enti che operino avvalendosi di forme organizzative, e assecondando strategie produttive, lucrative in tutto e per tutto, o diversamente connotate. Il vantaggio competitivo di imprese non commerciali sotto questo profilo è riconosciuto dalla letteratura economica [Fiorentini 2006], ed è misurabile lo scarto che si registra dal punto di vista del ritorno di rendimento atteso da investimenti cognitivi profusi da soggetti la cui identità commerciale e le cui prospettive imprenditoriali siano o meno associabili a dimensioni valoriali note e riconoscibili.

Occorre chiedersi pertanto come l’assetto organizzativo di un’impresa culturale possa soccorrere esigenze del genere. Tra le altre si pongono le questioni dell’allocazione, in punti differenti della filiera cognitiva (e, prima ancora, all’interno del

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