L'Italia degli anni di fango by Indro Montanelli Mario Cervi

L'Italia degli anni di fango by Indro Montanelli Mario Cervi

autore:Indro Montanelli, Mario Cervi
La lingua: ita
Format: epub
editore: BUR
pubblicato: 1967-01-25T05:00:00+00:00


CAPITOLO UNDICESIMO

È VENUTO BAFFINO

De Mita non deluse i suoi detrattori, al debutto come Presidente del Consiglio. Vale a dire che combinò poco. Gli mancava, lo si è già sottolineato, il temperamento d’un realizzatore (De Michelis, che come vicepresidente era chiamato a collaborare con lui, aveva impietosamente detto: «Ha una matrice intellettuale umanistica che non è la più adatta per essere la nostra. Questa matrice lo porta a costruzioni ideologiche astratte, che sono inadeguate al mondo in cui viviamo»). Fosse anche stato fatto d’altra pasta, De Mita si sarebbe comunque scontrato con ostacoli paralizzanti. I democristiani fingevano d’essere molto soddisfatti della sua gestione a Palazzo Chigi solo per suggerirgli di sloggiare da piazza del Gesù; Craxi parlò, dopo i primi mesi del nuovo governo, d’un quadrimestre «di incubazione e non di realizzazioni»; i repubblicani punzecchiavano i socialisti; e le prime folate del cosiddetto Irpiniagate, l’immenso scandalo della ricostruzione dopo il terremoto, investivano De Mita, che dell’Irpinia era l’incontestato referente politico.

Di notevole, in quell’avvio governativo, vi fu solo la messa a punto d’un accordo tra i partiti per l’abolizione del voto segreto nelle delibere parlamentari, tranne quelle riguardanti materie di coscienza (tra esse fu inclusa l’autorizzazione a procedere per i deputati o senatori inquisiti). Questa modifica dei regolamenti era stata pretesa a ogni costo da Bettino Craxi, disturbato, nei suoi disegni d’egemonia partitica sulla vita nazionale, dal fenomeno dei franchi tiratori. È impossibile esprimere su queste due filosofie – voto palese o voto segreto – un giudizio che prescinda da specifiche situazioni politiche. Il voto palese assoggetta i membri del parlamento alle decisioni del loro partito, e dunque del suo segretario. Quando i partiti sono forti – come avvenne in Italia fino agli ultimissimi tempi – e quando di conseguenza i segretari sono potenti se non onnipotenti, questa sudditanza trasforma ogni deputato e ogni senatore in un esecutore pavloviano della volontà altrui. Con il voto palese si ha meno confusione; ma si può arrivare alla superfluità del parlamento. Fatta la conta degli schieramenti di partito e delle alleanze, si sa a priori come andranno le votazioni. Se invece, come nell’Italia degli anni Novanta, i partiti diventano deboli, se i loro segretari sono transitori e contestati, se vengono formati schieramenti trasversali, la costrizione del voto palese diventa irrilevante. Craxi poteva minacciare rappresaglie politiche tremende contro il parlamentare socialista che avesse infranto la disciplina di partito: i suoi successori Benvenuto e Del Turco, se avessero osato anche un blando rimprovero, sarebbero stati spernacchiati dai resti del loro esercito. In fin dei conti le caratteristiche dei partiti vecchi, per quanto concerne l’autorità del segretario, sono rimaste solo nel partito ultimo venuto, la Lega lombarda.

Più malconcio d’ogni altro sembrava in quel periodo il Partito comunista che passava elettoralmente di sconfitta in sconfitta e che vedeva sgretolarsi le sue coordinate ideologiche, e affossarsi ogni suo «modello» esterno. I comunisti italiani – all’unisono con l’intellighenzia – si aggrappavano all’esperimento di Gorbaciov: ma i più avvertiti sentivano quanto i traguardi che l’uomo del Cremlino aveva annunciato fossero remoti, e quante volte egli incespicasse nella corsa per raggiungerli.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.