L'ultimo Abele: Storia di un'ossessione (Italian Edition) by Massimo della Penna

L'ultimo Abele: Storia di un'ossessione (Italian Edition) by Massimo della Penna

autore:Massimo della Penna [della Penna, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2015-11-19T23:00:00+00:00


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Alzo lo sguardo, vedo Pachelbel con un violino incastrato sotto il mento, che attacca Canon in D.

In quel momento avrei dovuto intuire che sarebbe andato tutto a puttane (come è andato).

«Beh Andrea... che cagna... ».

«Buona sera anche a te, avvocazzo! Qualsiasi cosa tu abbia fumato, attento se passiamo la dogana».

«Sc-scusa, volevo dire, hai un cane».

«Arguta osservazione sembri... Argo».

«Ehm... sono sorpreso, non mi aspettavo un triangolo la prima sera».

«Ahah, simpatico! Io non posso lasciare Ariel da sola».

«Ariel? Ti piace Shakespeare?».

«Ma no, Ariel è un nome ebraico e significa Leone di Dio».

«Ah, beh, molto appropriato, benché il genitivo di Dio mi paia un tantino autocelebrativo».

«Ahah, smettila, dai, comunque mi spiace, volevo avvertirti, poi ho pensato, figurati se un avvocato non ha un’auto grande per tutti e tre».

«Dici che nella Smart cabrio ci entra il Leone di Dio?».

«Ops... ».

«Dai, cerchiamo qualcosa da queste parti».

«Non fraintendere, ma... e se andassimo da te? Ci guardiamo i Cesaroni e mangiamo quattro salti in padella, tanto lo so che hai solo quello».

«Beh, avrei voluto regalarti ben altre emozioni che visitare il museo del celibato che è casa mia».

«Per me emozione è una cena senza... ».

«... bruciore di stomaco! Allora andiamo dai, è qui vicino casa mia».

«Vamos».

È stato stupendo.

Abbiamo guardato i Cesaroni. Io li adoro, tutto quel chiasso, ogni mattina cornetti e nessuno che ingrassa mai e soprattutto mai uno scontrino, Marco il cui più grande cruccio esistenziale è come trombarsi la sorella, Ezio che non fa mai un cazzo, Alice che vuol farsi il fratello, insomma una famiglia proprio per bene. Sdraiati sul letto, Andrea ha poggiato la sua testa sul mio petto. Siamo stati così, senza parlare, a guardare la TV.

Ammetto che sembra forse un po' triste, ma a me è parso stupendo, soprattutto quando è partita la sigla (pentole e bicchieri, sono lì da ieri, esco a far la spesa poi ti aiuto volentieri) e abbiamo cominciato a parlare fitto fitto.

Mi ha stupito, un po'; lo ammetto, ero pieno di pregiudizi su Andrea. Mi ha parlato di Dostoevskij. Di Neruda. Di San Francesco.

Ha candidamente ammesso di non aver mai messo piede in discoteca. Di sentirsi un pesce fuor d’acqua. Scrive bellissime poesie. Me ne ha dedicata una. Andrea è un treno a vapore, in un’epoca di Eurostar, di orbiter e lender e rover. Ha una bocca morbida, anche se non l'ho sfiorata se non all’angolo salutandola, il labbro inferiore più voluminoso di quello superiore, occhi lievemente a mandorla, dal colore cangiante come i miei. Ha lunghe mani affusolate e curatissime. Emana un allettante aroma delicato, di tiglio, e ha una pelle diafana al limite della salubrità.

La serata ha cominciato a rotolare lentamente ma inesorabilmente lungo un piano inclinato verso lo sputtanamento quando ha chiesto di andare in bagno. Appena ha chiuso la porta alle sue spalle, sono stato tentato dal seguire l’ultimo consiglio del Drugo di spogliarmi e infilarmi nel fodero per fare sciarabba. Dopo pochi minuti, però, vedo Andrea fiondarsi fuori dal bagno, un disgusto infinito dipinto sul volto. Ho compiuto uno sforzo sovrumano



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