Mao II by Don Delillo

Mao II by Don Delillo

autore:Don Delillo [DeLillo, Don]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Romanzo, narrativa americana
ISBN: 9788835502210
editore: Leonardo
pubblicato: 2013-03-04T23:00:00+00:00


DIECI

Scott stava ancora facendo liste, ormai a maggio avanzato, stava facendo liste di cose che bisognava fare, le faceva, e ultimava progetto per progetto, stanza per stanza. Naturalmente le liste corrispondevano a cose concrete. Una voce su una lista poteva produrre un'intera lista nuova. Sapeva che se non stava attento rischiava di impantanarsi in una teoria di liste, perdendo di vista le cose che bisognava fare. C'era un piacere nelle liste, un senso di ordine e di pulizia. Fare la lista, depennare le voci a mano a mano che si eseguivano i compiti. Era una piccola soddisfazione completa, un modo di lavorare alla costruzione di una nuova realtà.

Sapeva dov'era Karen, ma neanche una parola da quel figlio di puttana di Bill.

Controllò la casa, annotando le cose che bisognava fare e deciso a farle: conti, posta, qualche lavoretto di calafataggio e pulizia a fondo, tutta la riorganizzazione delle carte. L'aspetto positivo di queste liste e di questi compiti era che, quando avevi completato ciascun lavoro e depennato la voce corrispondente sulla lista, quando avevi accartocciato e gettato tutte le liste e ti ritrovavi finalmente e con piena fiducia in te stesso in un ambiente privo di liste, completamente isolato da ogni contatto terreno, eri riuscito a dimostrare a te stesso che potevi andare avanti da solo.

Adesso sedeva alla scrivania nella stanza da lavoro, a pulire la macchina da scrivere. Soffiò sui tasti, usando uno straccio umido per togliere polvere e peli dal feltro. Aprì il cassetto alla sua sinistra, pensando alla prossima voce importante sulla sua lista, un piano per riorganizzare la posta dei lettori. Il cassetto conteneva un paio di vecchi orologi da polso e alcuni francobolli, qualche cerotto, gomme per cancellare e monetine straniere.

Bill non era un romanziere di quelli che fanno liste. Egli pensava che le frasi perdessero la loro incisività quando erano troppo stiracchiate e non aveva l'aria di trarre alcuna gioia primeva dalla specificazione nominalistica o dall'enumerazione, dall'analisi del collegamento fra le cose o fra le parole, da quelle frasi ariose che pulsano di nuova esuberanza.

Scott si fermò a guardare i grafici alla parete, i progetti del lungo libro di Bill. Negli otto e più anni passati qui non li aveva mai osservati così da vicino. Grandi fogli scoloriti dalle macchie, pieni di graffiti mistici. Anche il nastro adesivo che attaccava la carta alla parete era macchiato dal sole e si stava allentando. Queste erano cose interessanti da studiare, tutte le frecce e gli scarabocchi e i pittogrammi, le linee che collegavano elementi dissimili. C'era qualcosa di primitivo e di audace qui. Perlomeno questa era l'impressione di Scott, mentre esaminava ogni foglio. Temi e personaggi che cercavano di convergere, legati da trattini e ghirigori, da un bisogno ossessivo di riunire e conservare. E la voce roca di Bill, in uno dei suoi momenti di semiubriachezza lucida di qualche anno prima, che diceva: «Le storie non hanno senso se non assorbono il nostro terrore».

Charles Everson non richiamava. Non che egli sapesse dov'era Bill e non che lo avrebbe detto a Scott quand'anche lo avesse saputo.



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