Mente essenziale by Monica Di Mauro

Mente essenziale by Monica Di Mauro

autore:Monica Di Mauro [Mauro, Monica Di]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Anima srl
pubblicato: 2021-04-26T00:00:00+00:00


2.7 COSA PROMUOVE IL CAMBIAMENTO INTERIORE

Non è il più forte o il più intelligente

che sopravvive,

ma chi riesce a gestire meglio

il cambiamento.

Leon C. Megginson

Imparare a tollerare l’intensità emotiva, costruire resilienza e riconoscere i propri meccanismi auto-sabotanti: questi strumenti costituiscono il “prezzo per la libertà”.

Un grosso errore che la Psicoterapia classica in molti casi tende a fare è quello di continuare ad “allearsi con le difese del paziente” anche passato il primo momento di costruzione iniziale di una relazione di condivisione e conoscenza. Momento in cui è doveroso farlo perché la persona senta di potersi affidare a qualcuno che innanzitutto le sia “alleato”, ovvero sia interessato ad ascoltarlo e, finalmente, comprenderlo. Il rischio, in molti casi, è quello di procrastinare all’infinito e non affrontare mai quel fatidico momento nel quale bisogna attraversare il “cerchio infuocato” delle resistenze psicologiche che tengono sequestrata la persona e le impediscono di realizzarsi o addirittura di “vivere”.

Le cosiddette “resistenze al cambiamento” di cui Sigmund Freud per primo si occupò sono le nostre paure di cambiare.

In Psicoterapia, quando si decide di “attaccare” le difese (non evolutive) con cui una persona sta affrontando la realtà, si attraversa un momento piuttosto delicato, non soltanto per il paziente ma anche per il terapeuta. Subentra la paura di perdere l’alleanza con la persona e vanificare la fiducia conquistata fino a quel momento, con tutto quel che ne consegue.

Per il paziente rappresenterebbe un dolore dovuto alla perdita di un punto di riferimento, e una possibile destabilizzazione con conseguente peggioramento del proprio disagio. Per lo psicoterapeuta significherebbe una perdita sia “narcisistica” sia economica (soprattutto per quei terapeuti che non hanno un’intensa attività clinica), oltre all’inevitabile dispiacere per il distacco, poiché anche il terapeuta instaura comunque una relazione, per quanto di tipo lavorativo, connotata in senso affettivo.

Si finisce spesso per “accomodarsi” nella relazione e perdere di vista l’obiettivo vero. Cioè che l’alleanza la dobbiamo fare con la parte della persona che vuole guarire. Che sa di non poter andare avanti in quel modo e nonostante la paura di scoperchiare quel che c’è da scoperchiare vuole procedere e migliorare. E che vuole allearsi con noi per migliorare, anche se questo significherà impegnarsi e accettare un po’ di sacrificio.

Alcune persone tenderebbero a utilizzare lo spazio della terapia per lamentarsi: dei loro problemi, della sfortuna, della salute, del sistema sociale, del fatto che non riescono a cambiare, di se stessi, dei propri genitori, del coniuge o dei figli che non danno soddisfazioni nonostante i sacrifici… e l’elenco potrebbe proseguire, includendo praticamente chiunque. Quando si finisce vittima di un Io senza valori corretti si arriva a lamentarsi persino del fatto che abbiamo avuto solo figli maschi o solo figlie femmine, oppure che ne abbiamo avuto solo uno anziché due, che non se ne hanno avuti o che ne abbiamo avuti ma si è sacrificato un brillante avvenire lavorativo. L’Ego13 è bravissimo ad annullare ogni conquista e a spostare immediatamente l’attenzione su quel “qualcosa” che manca sempre.

La terapia psicologica, come qualunque altro lavoro che si prefigga di aiutare chi è in difficoltà, dovrebbe essere un luogo in cui si cerca di far crescere umanamente.



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