Metamorfosi del diritto by Alfonso Catania

autore:Alfonso Catania [Catania, Alfonso]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Libri del Tempo
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2008-09-17T22:00:00+00:00

III. Il riconoscimento

1. Riconoscere come conoscere. Obbligatorietà. Forme di auto-obbligazione. Indagare sull’abisso del sentimento di obbligazione?

Nella prospettiva che qui ho proposto la norma si presenta come uno strumento per comprendere il mondo dei comportamenti, delle azioni, delle decisioni: a mio avviso è importante sottolineare l’aspetto di strumento conoscitivo e identificativo delle regole da seguire, perché proprio questo profilo logico strumentale, che sembra svuotare la norma di tutta la densità storica che grava il suo concetto, e dunque sembra un residuo dell’epoca d’oro della scienza e della logica giuridica oggi definitivamente tramontata, rende utilizzabile il concetto a fronte di sconvolgimenti profondissimi che il diritto incontra oggi: norme extraordinamentali, condizioni d’emergenza normalizzate, fattualità morale che funziona con conseguenze giuridiche, crescita di norme-potere che aprono indefinitivamente il sistema all’azione centrifuga e non prevedibile degli attori, dissolvimento – questo soprattutto – non totale ma progressivo della struttura ordinamentale e della sovranità statuale. Una serie di fenomeni, già più volte ripercorsi, che costringono oggi ad una rilettura radicale dei modelli descrittivi e logici fino agli anni Settanta ancora plausibili. Ebbene, a mio avviso l’alleggerimento che si ottiene sul concetto di norma, rilevandone la strumentalità identificativa e comunicativa nella trama del fenomeno giuridico, promette di renderne ancora fecondo l’uso.

Ad una norma intesa come schema di identificazione e comprensione non può che corrispondere la centralità dell’atto che la individua come tale, il riconoscimento. E il riconoscimento non a caso occupa, nelle teorie positiviste (forti, deboli, ma anche debolissime), un ruolo chiave. Ma prima di aprire le questioni che questa centralità trascina con sé, facciamo un passo indietro, un passo carico di domande apparentemente naïves, ma che ci servono a mettere in luce la dinamica aporetica e circolare che viene messa in moto.

Perché la gente vuole conoscere il mondo delle decisioni? Perché si prende la briga, non indifferente data la complessità della cosa, di investigare su quella marea di testi, di documenti, di regolamenti o accordi cartacei per ricavare la norma, il senso del comportamento di altri e il modello del proprio? C’è una risposta che possiamo immaginare come adeguata alla generica norma sociale: essenzialmente la volontà di conformarsi. Quest’ultima, d’altra parte, emerge da una lettura assai più semplice, meno codificata, anche più attraente, che non quella specifica della norma giuridica: la lettura, cioè, che guarda a cosa fanno gli altri. Alexis de Tocqueville è stato grandissimo maestro dell’analisi del conformismo sociale e dei meccanismi imitativi dell’invidia che lo sostengono nelle società democratiche (si intende che qui la democrazia è una condizione sociale piuttosto che un metodo politico)1. Ma assieme ai meccanismi di mimesi invidiosa, possiamo supporre che agiscano la paura della solitudine, l’aggressività latente, il bisogno dell’approvazione altrui, la promessa tacita di reciproca solidarietà e sostegno e così via. Comunque, a fronte di questa complessità motivazionale, la modalità con cui viene operato il riconoscimento di ciò che, socialmente, è opportuno fare, è relativamente semplice, anche se, appunto, le motivazioni possono essere plurime, sociologicamente e psicologicamente indagabili, e talvolta molto problematiche.

Quando invece ci poniamo la nostra domanda naïf

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