Opere by Giacomo Leopardi

Opere by Giacomo Leopardi

autore:Giacomo Leopardi
La lingua: ita
Format: epub
editore: UTET
pubblicato: 2012-12-31T16:00:00+00:00


DIALOGO DI UN FOLLETTO E DI UNO GNOMO

La concezione di questo dialogo risale forse al primo vago disegno di dialoghi satirici e precisamente all’idea di quei dialoghi dei pesci, a cui accenna il poeta nel primo appunto su questo genere di opere, e in ogni modo ha la sua origine in un motivo che ritorna tante volte nella poesia e nella speculazione del Leopardi, il motivo del «mondo senza gente», della vita che si svolge nell’universo estranea a noi ed ignara della vita nostra. Basti ricordare questa nota degli Appunti per un romanzo autobiografico che ci dimostra come antico fosse in lui quel motivo: «… mie considerazioni sulla pluralità dei mondi e il niente di noi e di questa terra e sulla grandezza e la forza della natura che noi misuriamo coi torrenti, che sono un nulla in questo globo, ch’è un nulla nel mondo, e risvegliato da una voce; onde allora mi parve un niente la vita nostra e il tempo e i nomi celebri e tutta la storia ecc.»: o quest’altra, tratta da un appunto del 1819, per un poema da comporre sulle foreste: «Potrebbe somministrare un bell’episodio fantastico la selva abbattuta, anzi penetrata per la prima volta forse dopo la creazione in Isvizzera questi ultimi anni… fingervi qualche famiglia umana non mai fatta partecipe del consorzio del mondo, ovvero far uso di quello che ho detto nei miei Pensieri intorno alla vita degli animali e delle cose indipendente dall’uomo e da quelli che noi chiamiamo avvenimenti, e che non lo sono che per la nostra schiatta, e non già per il mondo che non se ne avvede». Nei quali Pensieri qui citati troviamo scritto fra l’altro in una delle prima pagine (Zib., 55): «Vita tranquilla delle bestie nelle foreste, paesi deserti e sconosciuti ecc., dove il corso della loro vita non si compie meno interamente colle sue vicende, operazioni, morte, successione di generazioni ecc., perché nessun uomo ne sia spettatore o disturbatore, né sanno nulla dei casi del mondo, perché quello che noi crediamo del mondo è solamente degli uomini»: passo in cui si avverte fra l’altro una movenza stilistica che comparirà nel nostro dialogo. Si vede perciò come naturalmente il Leopardi, uso a contemplare con sgomento ed interesse insieme, la vita dell’infinito universo estranea alla nostra, fosse portato a fingersi l’immagine o la favola di un remoto tempo avvenire quando la specie umana più non esisterà su questa terra. Il poeta, che nell’lnno ai patriarchi si indugia in versi commossi a contemplare la terra prima della comparsa dell’uomo:

Quando le rupi e le deserte valli

precipite l’alpina onda feria

d’inudito fragor; quando gli ameni

futuri seggi di lodate genti

e di cittadi romorose, ignota

pace regnava; e gl’inarati colli

solo e muto ascendea l’aprico raggio

di febo e l’aurea luna,

accarezzerà a lungo l’immagine di un tempo nel quale dal mondo saranno scomparse le tracce dell’uomo, così come egli non fosse stato. In questo motivo è lo spunto primo del presente dialogo, spunto poetico-sentimentale e non filosofico: soltanto in seguito quella intuizione prima si rafforzerà



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