Per essere chiari by Antiniska Pozzi

Per essere chiari by Antiniska Pozzi

autore:Antiniska Pozzi [Antiniska Pozzi]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, Sports, Fiction, General
ISBN: 9788831977456
Google: rllzzgEACAAJ
editore: Milieu
pubblicato: 2021-03-15T10:34:50+00:00


Storia di Beba

(voci da dentro)

Tutti la conoscevano come Beba, ma all’inizio era nata Viviano. Viviana, Vivi, Bibi, Biba, Beba. Trasformare qualcosa richiede un sacco di pazienza e di stadi intermedi, diventare ciò che si è, a volte è la cosa più difficile. Generare se stessi, accettare la sfida delle possibilità. Lo avevano chiamato Viviano, il padre era calabrese e se n’era andato presto, la madre dalla Puglia aveva trovato stanza a Baggio vecchia, e ci stava bene, bene nascosta tra quelle viuzze che ammiccavano al tempo che fu, ci camminava felice tra i ciottoli e le insegne d’artigiani e d’osterie. Faceva il mestiere, ma quel figlio lo tirò su. Era nato robusto e paffuto, aveva due grandi manine, parecchi capelli neri e un pisellino laggiù, sotto l’ombelico. Ma la natura è spesso imperfetta, e presto era stato chiaro che nel corpo del bambino Viviano c’era molto di più (o molto di meno) di quanto non si vedesse: a ogni risveglio si presentava in cucina con le gambette che parevano sempre abbronzate e la canotta bianca, diceva ciao trascinando la “a” e sorrideva. C’era una luce, dentro il suo sorriso, così potente che lo capivi al volo: era un vaso di Pandora, quel corpicino, c’erano dentro un sacco di opzioni, e una speranza di felicità. Nessuno intorno a lui fu all’altezza di quel dono, tantomeno gli amici che vennero, che spesso gli organizzavano una sfilata di dispetti tenaci, per smascherarlo (sebbene non avesse maschere) e per accentuarne il disagio. Giochi di ragazzi, diceva sua madre, un po’ distratta dalla Vita. Gli facevano il gesto dell’orecchio, gli arricciavano le labbra passandogli accanto e lo chiamavano Viviana, a sfregio. Senza sapere che in mezzo a quelle ondate costanti di dispiacere per un’ostilità non celata, il suono del suo nome al femminile ne accarezzava i desideri e placava la rabbia. Non appena fu abbastanza grande — o almeno ritenne di esserlo — se ne andò senza bisogno di trovare una scusa, fece un bagaglio snello e prese un treno per Bologna. Era diventata una ragazza alta, aveva lunghe gambe tornite e una bocca disegnata a perfezione. Capelli lunghi e crespi che lisciava con la piastra e imprigionava in una coda altissima, parecchi peli sparsi che sterminava con il laser e un appuntamento da un chirurgo plastico che le avrebbe regalato le tette che sognava. Il prezzo di questa trasformazione fu l’accettazione di lavori non rubricati alla categoria dei raccomandabili: trovò un impiego part-time come parrucchiera, ma i soldi non bastavano per l’affitto, le bollette, lo studio e l’operazione. Stabilì delle priorità, e diventare se stessa lo era, così accettò di fare, tra una piega e l’altra, qualche consegna. Il titolare del Salone lo sapeva e gli faceva comodo, ma fingeva di non vedere, e anche questo gli faceva comodo. La beccarono qualche mese più tardi, era già Bibi per tutti, aveva una quarta disegnata bene, e portava sempre quella sua coda alta. Era così bella che l’agente che le mise le manette quasi



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