Psychodog. Tale cane tale padrone by Lorenzo Pergolini & Valeria Rossi

Psychodog. Tale cane tale padrone by Lorenzo Pergolini & Valeria Rossi

autore:Lorenzo Pergolini & Valeria Rossi [Pergolini, Lorenzo & Rossi, Valeria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: DeVecchi
pubblicato: 2022-01-09T23:00:00+00:00


Qualsiasi siano le nostre convinzioni e i nostri studi, stiamo sempre parlando di qualcosa che si ritiene valido oggi, ma che magari potrebbe essere completamente rivoluzionato domani.

Quindi è importante – anzi, importantissimo – conoscere, studiare, sapere. Ma fissarsi su una sola teoria o scuola di pensiero, e addirittura offendersi se veniamo tacciati di aver pensato qualcosa che non le appartiene, è piuttosto sciocco.

Soprattutto, porta più a fanatismi accademici che a una vera comprensione del cane, che invece è l’unica cosa che dovrebbe interessarci davvero.

Quando io lavoro con i miei cani, o con i cani di altri, «faccio» qualcosa, ma soprattutto «osservo» molto: e quello che vedo si sposa a volte con una teoria, a volte con quella diametralmente opposta, a volte con nessuna teoria finora formulata.

Se negassi di aver visto una cosa con i miei occhi soltanto perché non si accorda con la mia scuola di pensiero, mi sentirei davvero una stupida. Preferisco dirmi: «Questa non l’ho capita», e magari provare a ragionare su ciò che ho osservato avvalendomi, sì, di tutte le attuali conoscenze, ma anche accettando il fatto che quel particolare comportamento, o manifestazione, o decisione del cane possa andare in una direzione diversa (e in alcuni casi, del tutto sconosciuta).

Se proprio devo scegliere, quella che tendo a tenere in maggiore considerazione è sempre l’etologia, perché questa si basa sull’osservazione degli animali liberi e non sugli esperimenti di laboratorio.

Eppure, anche in etologia non è detto che ciò che si osserva una volta sia valido sempre, proprio perché gli animali sono cognitivi, ovvero capaci di acquisire informazioni, elaborarle e cercare di controllarle. Ma sono anche condizionabili, e anche istintivi; e per di più sono capaci del sopracitato insight, ovvero di arrivare a risolvere un problema mettendo insieme gli elementi che lo compongono con un’intuizione improvvisa, senza passare per le behavioristiche prove ed errori.

Domandona: è lecito essere disposti ad accettare tutto questo? O meglio: è lecito accettare che della mente canina abbiamo ancora capito ben poco, e tener buono tutto ciò che abbiamo studiato, restando però pronti ad ammettere che a volte «non funziona esattamente così»?

Per me non è soltanto lecito, ma è molto più sano che fissarsi su di una singola «etichetta».

Secondo me, per definirsi cinofili, è quasi obbligatorio levarsele di dosso, le etichette: e ovviamente è del tutto folle commettere l’erroraccio di segnare sulla lavagna i «buoni» e i «cattivi» basandosi sulla loro scuola di pensiero.

Su Facebook leggo sempre più spesso commenti in cui si grida allo scandalo se qualcuno parla di condizionamento: «Ahhhh! Sei behaviorista, al rogo subito! Il condizionamento non esiste, non si deve neppure più nominare!» (dopodiché la stessa persona va a fare la spesa al supermercato e si riempie beatamente il carrello di tutto ciò che è stato condizionato a comprare dalla pubblicità televisiva).

Ma a parte questo, è davvero allucinante pensare che se utilizzo su un cane il condizionamento classico io diventi automaticamente un maltrattatore.

Cioè: se mostro al cane una pallina, e gliela tiro soltanto se si siede (metodo pavloviano al 100%), lo sto



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