Radioso maggio by Antonio Varsori

Radioso maggio by Antonio Varsori

autore:Antonio, Varsori [Varsori, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Intersezioni
ISBN: 9788815322777
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


[132] Ibidem, Doc. 293, Salandra a Sonnino, 25 aprile 1915.

Capitolo terzo

Il «maggio radioso»: dal Patto di Londra al discorso di Quarto

1. Intermezzo diplomatico: l’Italia e il caso romeno

Come ricordato nel precedente capitolo, nell’estate del 1914 l’Italia non era stata l’unica nazione europea, per il momento neutrale, a seguire con attenzione l’evolvere delle vicende belliche nella convinzione di potere entrare al momento più opportuno in guerra traendone in tempi rapidi il massimo vantaggio. Tale situazione accomunava l’Italia ad alcuni paesi dell’area danubiano-balcanica, in particolare la Grecia, la Bulgaria e la Romania, nei cui riguardi si erano d’altronde appuntate anche le speranze delle potenze dell’Intesa. La Consulta, da parte sua, aveva concentrato l’interesse sul governo di Bucarest, poiché la Romania, al pari dell’Italia, nutriva aspirazioni irredentiste nei confronti dell’Austria-Ungheria a proposito della vasta regione della Transilvania e di quella del Banato, abitate in ampia misura da popolazioni di lingua e cultura romene[1]. Nel settembre del 1914 Roma e Bucarest avevano deciso di coordinare la loro azione in vista di una partecipazione al conflitto. Va però notato che, se era nell’interesse italiano che un’altra nazione si unisse allo sforzo bellico contro l’Austria-Ungheria, costringendo Vienna ad aprire un ulteriore fronte, l’Italia non poteva confondere il proprio ruolo di «grande potenza» con quello di una nazione «minore» quale la Romania; vi era anzi da parte italiana l’intenzione di esercitare una sorta di influenza sulle relazioni tra il governo di Bucarest e l’Intesa. Alla fine di dicembre del 1914 il presidente del Consiglio romeno, Ion Brătianu, che ricopriva anche l’incarico di ministro degli Esteri, effettuò un sondaggio presso il rappresentante italiano a Bucarest, Fasciotti, allo scopo di rafforzare il coordinamento fra i due paesi; a tale iniziativa Sonnino aveva risposto in maniera interlocutoria, vista l’incertezza al momento regnante circa la posizione dell’Italia[2]. La questione era però stata ripresa alcuni giorni dopo dal leader romeno, il quale dichiarava al diplomatico italiano di credere nella vittoria dell’Intesa; ciò avrebbe dovuto spingere Roma e Bucarest a entrare in guerra a fianco degli alleati; Brătianu aveva aggiunto che la «difficoltà sta nello scegliere momento opportuno, il quale dovrebbe essere tale da far sì che concorde intervento dei due Stati valga a far pendere in breve tempo e con limitati sacrifici bilancia dalla parte ove noi saremo»[3]. Queste pressioni, nonché nuove sollecitazioni compiute da Brătianu alla fine di gennaio, non furono però sufficienti a smuovere Sonnino dalla sua posizione di attesa, che era legata non solo al fatto che non fossero state avviate serie trattative né con l’Intesa né con gli Imperi centrali, ma anche alla perdurante incertezza della situazione militare e allo stato di preparazione delle forze armate italiane. Nello scrivere al rappresentante a Bucarest, il ministro degli Esteri sinteticamente argomentava come l’Italia restasse dell’idea di concordare la propria azione con la Romania, ma, «non potendo conseguire una sufficiente preparazione minima militare prima della fine di marzo, non riteniamo, nel rapido avvicendarsi degli avvenimenti, poter oggi concretare utilmente alcuna intesa positiva e precisa»[4]. Di fronte a tale presa di posizione



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