Rapine, assedi, battaglie: La guerra nel Medioevo (Italian Edition) by Aldo A. Settia

Rapine, assedi, battaglie: La guerra nel Medioevo (Italian Edition) by Aldo A. Settia

autore:Aldo A. Settia [Settia, Aldo A.]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B01C4HSX28
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2016-02-26T00:00:00+00:00


III. Uomini contro

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monesi, a loro volta - conclude con asprezza il cronista parmigia-probabilmente le manifestazioni con le quali, prima di giungere a no - col favore della notte «furtivamente e vergognosamente si ri-uno scontro diretto, gli attaccanti tentano istintivamente di inti-tirarono». Nel maggio del 1297 Maghinardo di Susinana, capita-midire e di mettere in fuga gli avversari senza giungere a combat-no del popolo di Faenza, marcia con le sue truppe da Imola vertimento. A tale scopo il bell’ordinamento delle schiere poteva ap-so Castel San Pietro dove si trova l’esercito bolognese; ivi dispo-parire addirittura più importante del loro stesso impiego sul cam-ne le schiere inviando messaggeri agli avversari per annunciare lo-po: mostrare di fronte all’avversario ordine, compattezza e disciro che era pronto a venire a battaglia, «ma essi rifiutarono in pie-plina era infatti sufficiente, come si è visto, per indurlo, se non ad no». Spedì allora trombettieri e tamburini sino al fiume Sillaro do-arrendersi, almeno a ritirarsi.

ve i Bolognesi si erano accampati, e al tramonto pose ivi anche il Radolfo di Caen descrive i guerrieri di Tancredi che, durante suo campo. «Fatte le cose in questo modo - conclude anche qui la prima crociata, emergono armati e inquadrati in modo perfet-il cronista - i suddetti Romagnoli ritirando le loro schiere, magni-to da una valle presso Tarso, di fronte agli occhi sgomenti dei Tur-ficamente e con astuzia, ritornarono a Imola, ciò che avvenne a dichi: ecco dapprima le punte ferrate delle lance, cui si aggiungono sdoro e vergogna dei Bolognesi»4: si trattava di una vittoria vir-in rapida sequenza le aste di frassino, gli elmi, gli scudi e i torsi co-tuale piena e indiscutibile.

razzati sinché le sagome minacciose dei guerrieri a cavallo si sta-Negli affrontamenti senza battaglia viene spesso messa in evi-gliano in tutta la loro imponenza sull’orizzonte; a quel punto -

denza la capacità di rimanere in faccia al nemico o di operare in continua Radolfo - il nemico non resse all’assalto di «elmi, scudi sua presenza senza che esso reagisca. Nel 1237 presso Arquata e corazze» e si diede alla fuga, come se proprio le armi difensive, Scrivia, il podestà di Genova muove contro Tortonesi e Pavesi che per l’aspetto che conferivano ai cavalieri occidentali, fossero in ef-guarnivano il luogo e si attenda a un miglio da loro «così che en-fetti le più temibili. Nel 1126 - racconta Sugero - i difensori del trambi gli eserciti si vedevano»; ivi rimasero per più giorni sinché castello di Montferrand rimasero allibiti di fronte all’«ammirevo-

«Pavesi e Tortonesi levarono il campo» ammettendo così implici-le esercito» di Luigi VI, i cui elmi e corazze luccicavano al sole, e tamente la sconfitta. I Milanesi nel 1156 prendono e distruggono abbandonarono precipitosamente le mura esterne ritirandosi, vir-Cerano, nella bassa pianura novarese, «ciò vedendo Pavesi e No-tualmente già vinti, nel ridotto centrale.

varesi che erano là vicino con tutte le loro forze». Il relatore bolo-Teodoro di Monferrato, che riflette nei suoi Insegnamenti la gnese del 1229 - come si è visto - tiene a precisare che i suoi con-tradizione degli eserciti comunali



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