Romanzieri del Seicento by AA. VV

Romanzieri del Seicento by AA. VV

autore:AA. VV. [Vv., Aa.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Literary Collections, Letters
ISBN: 9788841889763
Google: Ohw9FJgvf7cC
editore: Utet
pubblicato: 2013-05-15T22:00:00+00:00


[UN CAMPIONE PER ZELIM]

Comparsa appena l’alba a far fede del dì nascente agli abitatori del Cairo, la piazza del real palagio risonò tutta di trombe e di tamburi, che altresì facean fede che comparir dovea in quel giorno campione contro di Fierabarzo. Destaronsi in lui, a quegli inaspettati strepiti di Marte, le quasi spente memorie dell’obligo ch’egli avea di mantener con l’armi l’accusa fatta a Zelim e alla regina. Inorridissi il cuor di questa al primiero rimbombo, benché poscia il continuato suono andasse in lei risvegliando quelle speranze di vita che l’erano state suggerite il giorno innanzi dal valore della famosa guerriera. Il re, che con le membra ancor nelle piume, con la mente già nel seno di Mattamira, e col cuore in un mar tranquillo di ferme speranze si stava riposando, anzi, come se avesse ornai ridotto in sicurissimo porto gli amorosi suoi pensieri87, posava con tutta l’anima, inquieto e risvegliato i sensi solamente, per troppa gioia, sentissi a quel suono improviso tutto commuovere nelle vene il sangue, tremar nel petto il cuore, e da mille turbini di pensieri agitar la mente; quindi sorpreso in un punto da maraviglia, da timore e da sdegno, così esclamò:

— E qual mia trista sorte conduce questa mane in campo guerriere contro di Fierabarzo? Contro di me? Chi è questo temerario che di quello la fulminante spada e i fulmini dell’ira mia non paventi? O Cielo! o Inferno! siete voi per avventura che inviate alcun de’ vostri ministri a proteger i rei? Non è già questo atto né di giusto cielo, né di spietato inferno! Ah, che costui non può esser altri che quell’ingrato d’Uranio, il quale, come amico di Zelim, vorrà sottrarlo al carnefice; come valoroso, nulla stimerà le forze di Fierabarzo; e come amante di Mattamira, e disperato, perché non ha cuore da soffrirla mia sposa, avrà petto da soffrire i miei sdegni. Ma va, sconoscente: pugna, vinci a tua posta, sottraggasi pure il tuo capo alla spada di Fierabarzo, quel della regina e di Zelim alla mannaia, sfuggite pur tutti il publico supplicio: resterete ad ogni modo oppressi tutti dall’ira mia con morti private, di cui ne son più doviziose le Corti più grandi; o io mi scorderò d’esser gran re, gravemente offeso, tradito, non vendicato.

E chiamando in quel punto che gli fosse dato da vestire, era così turbato che ben s’avvidero i camerieri non essere stato grato all’orecchie del re quel suono di trombe. Continuavano queste a destar nel popolo curiosità di veder l’esito di quella battaglia, dal cui fine pendea quello della loro regina; e perciò s’affrettava ciascuno d’abbandonar le piume per volar allo spettacolo.

L’afflitto Zelim, il quale vedendo esser prima comparso l’ultimo giorno delle sue difese, che difensore alcuno, cominciava a temere di alcun sinistro, uditi quei segni di battaglia, e informato dal carceriere che quel giorno v’era campion per lui, tutto riconfortossi. Indi a poco entrò a lui il capitan di giustizia che confermandogli lo stesso, il trasse di prigione e ’l condusse nella gran piazza sovra un palco a’ rei destinato.



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