Salviamo le montagne by Reinhold Messner

Salviamo le montagne by Reinhold Messner

autore:Reinhold Messner [Messner, Reinhold]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Corbaccio
pubblicato: 2019-12-03T23:00:00+00:00


La libertà di andare dove voglio

«Camminando si fa il sentiero

e girando indietro lo sguardo

si vede il sentiero che mai più

si tornerà a calpestare.»

Antonio Machado

La domanda che più frequentemente mi viene posta è: «perché?» Certo, perché uno pensa di salire l’Everest? In solitaria, senza bombole, durante il monsone? Nessuno mi ha costretto a farlo, tranne che io stesso. All’epoca io ero come posseduto dall’idea, dalla possibilità del confronto diretto fra me e la montagna. No, non cercavo una battaglia, né tantomeno una vittoria, il mio arrivare alla vetta non ha rappresentato un’illuminazione e nemmeno una conquista in senso tradizionale. Sono solo arrivato dove sarei voluto arrivare.

So bene che il mio agire non è produttivo, è solo possibile. Insensato, se lo si considera dal di fuori, pericoloso, se si considera una morte precoce una disgrazia. Per una società che valuta il benessere in termini di produttività e profitto, è assurdo salire le montagne: lassù non cresce nulla, non c’è petrolio da estrarre, nemmeno oro. Eppure, proprio là volevo andare, benché così in alto non mi sentissi affatto bene. Forse perché in quel mondo selvaggio e pericoloso per la vita sentivo che potevo esprimere molte delle mie capacità, forse perché è sul sottile limitare fra vita e morte che sentivo di poter fare molte esperienze essenziali. No, lassù in alto non vado in cerca di una fine precoce, vivo una vita più piena. L’alpinismo come «contrasto alla morte sfidata» per usare le parole del poeta Gottfried Benn, è una forma malintesa di affermazione individualistica in una società improntata alla produttività, che giudica anche arte e tempo libero sulla base delle leggi del mercato, di domanda e offerta.

Secondo me la questione non va posta in questi termini. La mia vita non è suddivisa in lavoro e tempo libero. Io non consumo i miei giorni né tantomeno alcuni beni materiali, invece cerco di riempire la mia esistenza. Giorno dopo giorno. Io non credo che l’uomo sia in qualche misura «predestinato», sono io che mi invento il contenuto della mia vita.

Perché ci si spinge ai limiti delle proprie capacità? Probabilmente per gli stessi motivi per cui si va in cerca di prestazioni. Per ambizione, per vanità, per divertimento. Sì, esiste anche il divertimento nel raggiungere una prestazione. Quando le esigenze primarie della vita sono soddisfatte, ci rimangono tempo ed energie da dedicare al gioco. Ci piace superare le nostre forze, le nostre idee, le nostre capacità. E chi pretende molto da se stesso, alla fine raccoglierà autostima, voglia di vivere, controllo delle proprie potenzialità.

In questo contesto il concetto di «idealismo» mi pare sospetto. Chi non affronta la montagna spinto dall’entusiasmo, sta salendo sulla montagna sbagliata.

Ogni mia avventura è un impegno contro l’utilitarismo. Poiché sono convinto che l’alpinismo sia la «conquista dell’inutile», per il mio agire non mi serve alcune giustificazione: basta che sia importante per me. Anche se ogni azione, utile o inutile, è soggetta alle stesse leggi. La felicità la raggiunge solo chi si identifica totalmente con una cosa, chi si impegna al 100 e non al 99 percento.



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