Sanguisughe by Mario Giordano

Sanguisughe by Mario Giordano

autore:Mario Giordano [Giordano, Mario]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Political Science, Commentary & Opinion
ISBN: 9788852018879
Google: KUOt3KAptowC
editore: Mondadori
pubblicato: 2011-05-09T22:00:00+00:00


… e quella in pensione a 29 anni

È il 29 dicembre 1973. Il Paese si avvia verso un Capodanno d’ansia. La crisi economica incombe, in seguito allo choc petrolifero si registrano dati allarmanti: vendite di automobili calate del 25 per cento, vendite di alimentari del 50 per cento, vendite di beni non necessari addirittura dell’80. Siamo ai tempi dell’austerity. Eppure il governo guidato da Mariano Rumor, detto «Gommina», pensa che, per le casse pubbliche, non sia il caso di badare troppo al risparmio. E così, senza nemmeno preoccuparsi di quelli che potrebbero essere gli effetti sui conti pubblici, dà il via libera al decreto delle superpensioni baby: le donne sposate, dice, possono ottenere l’assegno previdenziale dopo aver lavorato appena 14 anni, 6 mesi e 1 giorno. Avete capito bene: 14 anni, 6 mesi, 1 giorno. Non importa l’età: possono essere anche poco più che teenager, la pensione è garantita. Così è stabilito in nome del popolo italiano (che paga). E al diavolo l’austerity.

Il risultato lo si scopre qualche anno dopo: nel 1982 a Roma su 674 insegnanti andati a riposo le baby pensionate sono 589. A Milano su 682 sono 652. E le bidelle? Peggio ancora: sono 211 su 219. Il 96 per cento. «Sui giornali» raccontò Gian Antonio Stella nel suo Lo spreco «si aprì una caccia a quelle che vennero battezzate, pensa che fantasia, le “pantere grigie”. La corona di “Miss Italia a riposo” fu assegnata a Rosanna D., una bella bionda di 33 anni, che lavorava all’Università di Genova e che commentò la sua uscita dal mondo del pubblico impiego passandosi le belle mani tra i capelli con la messainpiega alla Dynasty: “Ora voglio aprire una boutique”». Ma sicuro: una boutique. E gli affari vadano come vadano: tanto l’assegno, alla fine del mese, è assicurato. Dallo Stato.

Trentadue o trentatré anni vi sembrano pochi? Ci fu anche chi riuscì a fare di meglio. Il record dei record, guinness dei primati dello scialo previdenziale, il top della beffa per ogni operaio metalmeccanico che nei prossimi anni dovrà prolungare la sua fatica al tornio perché «il sistema non regge», prende il nome di Ermanna C., una fiorente donnona friulana, ex commessa e poi bidella, che se ne andò a riposo alla tenera età di 29 anni (29 anni!). E, per di più, con il diritto a percepire un assegno pari al 94 per cento (94 per cento!) dell’ultimo stipendio. Già mamma di due figlie, così poté dedicarsi a tempo pieno alla famiglia, mettendo pure al mondo la terza: «Senza la pensione come avrei potuto?» confessò nel 1994 a Elisabetta Rosaspina del «Corriere». «Certo, dopo due bimbe avrei preferito il maschietto. Invece è arrivata Elisa» aggiunse con una punta di dispiacere. Quasi incolpando la previdenza italiana, capace di tutto, ma non di decidere il sesso del nascituro…

Maria M., dattilografa torinese, lasciò il Politecnico per andare in pensione a 30 anni. Anna C., genovese, seguì a ruota (32 anni). E poi ci fu anche un maschietto a godere del privilegio dei 14



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