Scintille by Pace Federico

Scintille by Pace Federico

autore:Pace, Federico [Pace, Federico]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Il veleno e il miele

Era stato il modo di cantare della donna a fargli balenare in mente quell’idea. Si erano seduti, José e sua moglie, a un tavolino. Era una sera d’estate. La luce del sole era sparita in un rossore che aveva ricoperto quasi tutto il cielo. Il locale in cui erano entrati si chiamava Monte Cara, come la vetta di Mindelo, il monte dell’isola di São Vicente di Capo Verde. Si trovava in Rua do Sol ao Rato, una di quelle viuzze strette che da Largo do Rato si inerpicano verso l’alto, tra i balconi pieni di panni stesi ad asciugare e gli anziani che cercano il passo giusto per arrivare fino a casa. Si stava riempiendo un poco alla volta, forse proprio perché si esibiva quella cantante. La luce nelle sale era gialla, bluastra e rossa. José e sua moglie erano in vacanza per qualche giorno. Lisbona era da un po’ che circolava nei loro desideri.

Erano passati poco piú di dieci anni da quando era caduta la dittatura di Salazar. Le porticine strette, l’eco dei passi, le ante delle finestre nella loro verde solitudine. Non avevano scelto quel locale a caso. Volevano sentire un po’ di musica di Capo Verde, qualche canzone proveniente da quell’arcipelago di isole da dove arrivava José. Erano stanchi, avevano camminato tutto il giorno, e presto sarebbero tornati a Parigi e alla loro vita di sempre. Il lavoro come impiegato nella compagnia ferroviaria di Stato. La ripetizione dei compiti che gli venivano richiesti. Il rispetto della fatica da parte di chi è comunque grato di poter costruire qualcosa per sé, dopo aver temuto di non riuscire a combinare nulla. Il gruppo musicale amatoriale con cui ricreava qualcosa di originale che gli ricordasse Capo Verde. Ancora poco e sarebbero tornati alla vita di ogni giorno. I riti, il traffico, i bus, le luci di Parigi. La quotidianità ci tende costantemente degli agguati, e per difenderci non ci rimane che cercare senza sosta chi tiene in serbo qualcosa di straordinario per noi, una dote preziosa dalla quale attingere un’energia inattesa. Per liberarci della routine, non possiamo fare altro che trovare chi ancora non abbiamo avuto la fortuna di conoscere.

Ad accompagnare la cantante c’era un solo strumentista con un cavaquinho, una piccola chitarra a quattro corde. Sembrava quasi un giocattolo, e invece era uno strumento tradizionale. A Capo Verde erano in molti a saperlo suonare. Piccolo e facile da portarsi dietro. Un po’ come il violino per un altro popolo bistrattato. Uno di quegli strumenti che, seppure di minute dimensioni, marcano in maniera decisa la musica che suonano. La donna cantava in kriolu, una versione arcaica del creolo capoverdiano, dove il portoghese si mescola con i frammenti dei dialetti parlati dagli schiavi dell’Africa occidentale. Parole semplici che poteva pronunciare la gente semplice, chi non aveva niente, chi mangiava solo una catchupa di mais e fagioli e bastava cosí. Le note dello strumento minuto, il timbro caldo della voce della donna. Qualche coladeira, ma soprattutto la morna. Le canzoni in tonalità minore.



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