Sherlock, Lupin & io 19 - Omicidio in prima classe by Irene M. Adler

Sherlock, Lupin & io 19 - Omicidio in prima classe by Irene M. Adler

autore:Irene M. Adler [Adler, Irene M.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Juvenile Fiction, General
ISBN: 9788858521373
Google: hH5oDwAAQBAJ
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2018-09-18T11:15:27+00:00


CAPITOLO 11

LA PARTITURA DI UN MISTERO

I due giorni che seguirono furono all’insegna di quella che i marinai chiamano “bonaccia”. Calma piatta in mare e, con mia grande esasperazione, anche a bordo della Nereus. Nessuna nuova scoperta, nessun nuovo indizio. Niente di niente, insomma.

In quei due giorni, Sherlock tornò, come se nulla fosse, alle sue discettazioni sull’apicoltura con i professori Poincelin e Schultberg. Sembrava che la signorina Otterbourne fosse completamente sparita dalla sua mente per lasciare il posto a miele, fuchi, regine e – grazie ai buoni uffici dei suoi nuovi amici – ora anche a equazioni e onde elettromagnetiche. Sapevo che, in realtà, Holmes aveva solo chiuso momentaneamente quel cassetto della memoria, pronto a riaprirlo quando se ne fosse presentata l’occasione, ma non riuscivo a non provare un certo nervosismo.

Io, dal canto mio, avevo trascinato Billy su e giù per la nave, ma non avevamo trovato nulla che fosse servito a far progredire la nostra indagine, neppure di un millimetro. In quella penuria di nuovi stimoli, era così capitato che tornassimo più volte a osservare la vite alla quale era rimasto impigliato il luccicante brandello di lamé rosso, ormai libero da quell’abbraccio. L’ultimo indizio dell’esistenza di Anne Otterbourne era infatti stato cancellato, prelevato quasi certamente dalla capitaneria di porto di La Rochelle come prova. Eppure Anne Otterbourne era stata lì, aveva respirato la nostra stessa aria, calcato gli stessi ponti e le stesse passerelle. Aveva occupato una delle suite più lussuose, godendo della luce e della brezza del mare. E, nonostante tutto questo, era stata tanto infelice…

Mi appoggiai alla bianca balaustra della nave e sbuffai, guardando l’oceano che si tingeva dei colori del tramonto. Avevamo appena finito di cenare, ed ero uscita a prendere una boccata d’aria per riflettere.

«Che cosa c’è?» mi chiese Billy, che mi aveva accompagnata e non capiva il mio pensieroso silenzio.

«Mi sembra di essere chiusa in gabbia… Galleggiante e lussuosa, ma pur sempre una gabbia!»

Lui mi fissò con un’espressione perplessa.

«Insomma… Se fossi a Londra, ora correrei per biblioteche e librerie per trovare più scritti possibili di Anne Otterbourne… Così potrei comprendere meglio quella donna, potrei magari cercare l’ombra di qualche segreto nelle sue parole… E invece sono qui, in mezzo all’Oceano Atlantico, e in tutta questa storia mi sembra di capirci ben poco!»

Gutsby sorrise. «Io invece qualcosa credo di averlo capito.»

«Ah, davvero?»

«Sì. Tra le persone che abbiamo incontrato, quelle che occupano suite di lusso sono di gran lunga le meno allegre… Credo che questo confermi il vecchio adagio secondo il quale i soldi non danno la felicità!»

Le parole di Billy riuscirono a strapparmi un sorriso e per fortuna, prima che potessi ripiombare nel mio umore cupo, vedemmo arrivare Lupin.

«Ragazzi, sta per iniziare il concerto» annunciò, e noi ci affrettammo a seguirlo nel salone di prima classe.

Stavamo varcando la soglia, quando Arsène si fermò di colpo, con un’espressione meravigliata.

Seguii il suo sguardo: stava fissando una coppia di fronte a lui, nel corridoio. Lei una bella signora con un elegante abito celeste, lui un uomo minuto e grassoccio, in grigio, con la chierica e un gran paio di baffi tinti e molto curati.



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