Simoni Marcello - 2012 - La biblioteca perduta dell’alchimista by Simoni Marcello

Simoni Marcello - 2012 - La biblioteca perduta dell’alchimista by Simoni Marcello

autore:Simoni Marcello [Simoni Marcello]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: 9788854144897
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Ad avvolgere il filo le tre Fate s’adoprano

Le vite mortali così al fato esse vincolano.

E affinché con gli otto fusi Airagne tessere possa

L’aurea sua tela nella nerezza ella infossa.

La beghina apparve delusa. «Non avrei mai immaginato che quelle parole avessero un tale significato. Ne capisco ancor meno di prima».

«La mia versione è corretta, soror. Non c’è dubbio». E per dimostrarlo Ignazio chiarì il senso delle strofe: «Le fatae filano e Airagne tesse... Abbiate pazienza e ricambiate il favore: cosa significa anzitutto la parola “fatae”?»

«Anche i bambini saprebbero rispondervi. Le fatae sono le tre sorelle filatrici che popolano le leggende. Si racconta che dopo il tramonto escano dai boschi e vaghino di casa in casa per portare visita ai mortali. Se non vengono ospitate come si deve, sono capaci di scagliare tremendi malefici».

«Non ho mai udito nulla del genere. È probabile tuttavia che confondiate le fatae con le Parche venerate dagli antichi romani. Il loro nome suona quasi uguale».

«Le Parche? Non saprei». La donna apparve un po’ confusa. «Ma a volte, da queste parti, la nostra Mater Lucina viene chiamata in modo simile. Partula».

Ignazio tenne per sé un’intuizione e formulò la seconda domanda: «E cosa sapreste dirmi di Airagne, citata nel terzo versetto della litania?»

«Airagne?». L’interlocutrice snocciolò le sillabe, poi riprese a filare la lana tenendo lo sguardo basso. «“Ariane” vorrete dire. È facile confondersi. Dalle nostre parti si pronuncia più o meno allo stesso modo. È a causa della “n” storpiata alla maniera degli ispanici».

«Ariane?». Il volto dell’uomo si illuminò. «Quindi secondo voi la filastrocca allude ad Arianna, che aiutò Teseo a orientarsi nel labirinto grazie a un filo avvolto in un fuso... Non capisco, perché nella litania si parla non di uno, ma di otto fusi?»

«Ariane è il ragno antico», si limitò a ribattere la beghina, sottovoce. La sua espressione si era indurita. Solo gli occhi continuavano a scintillare, non di intelligenza ma di scaltrezza.

Ignazio capì che non avrebbe ottenuto più nulla da lei, perciò cambiò tono e argomento: «Sono venuto a portare visita a due compagni feriti. Li ho accompagnati qui ieri sera. Sapreste dirmi in quali condizioni si trovano?»

«Uno è partito prima dell’alba», disse la donna con tono ormai distante. «È balzato in sella e si è allontanato al galoppo in fretta e in furia».

«Chi intendete dei due? Il giovane dai capelli biondi o...».

«No, l’altro. Il navarro dal volto sfregiato».

Il mercante si aspettava una simile rivelazione. Dopo il voltafaccia di Filippo, non lo stupiva più nulla. «E invece il biondo? L’occitano, intendo. Come sta?»

«Molto meglio». La beghina inarcò le estremità della bocca, mimando un sorriso spento. «È stato medicato a dovere. Non so se vi convenga disturbarlo: in questo momento starà riposando».

«Vuol dire che ne approfitterò per chiedere udienza alla vostra badessa».

La donna apparve contrariata: «Non potete...».

«Perché? È forse fuori sede?»

«No. In questo momento si trova nel giardino, dietro la pieve. Ma...».

Il mercante guardò verso l’edificio, come potesse vedere al di là dei muri e degli scuri serrati. «Allora non dubitate, sorella. Mi riceverà».



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