Spazio e tempo nella nuova scienza by Enrico Bellone

Spazio e tempo nella nuova scienza by Enrico Bellone

autore:Enrico Bellone [Bellone, Enrico]
Format: epub
Tags: scienza
pubblicato: 2010-09-02T20:56:46.921000+00:00


era del tutto estraneo alle discussioni sulla natura dello spazio che con tanto vigore si sono sviluppate grazie ai migliori pensatori del nostro tempo sin dagli anni di Kant, e aveva così scarsa conoscenza della storia della logica da non possedere il più debole sospetto a proposito della molteplice ambiguità di termini come "concetto" e "quantità", nonché a proposito della necessità di definirli esattamente prima ancora di avviare una ricerca sui fondamenti del sapere umano.

Anche il nostro mondo attuale è densamente popolato da intellettuali che sono riproduzioni fedeli di Stallo: convinti che, prima di esplorare la natura, occorre aver definito che cosa diavolo voglia dire la parola "concetto". Quasi che, avendo catturato il significato del nome "concetto", fosse agevole individuare la natura e la funzione dei corpi rigidi e dei raggi di luce.

L'equivoco filosofico sta appunto nel credere che sia trivialmente vero che solo la ricerca filosofica sa analizzare i fondamenti delle scienze della natura. È al contrario vero che solo gli scienziati sanno quali sono i fondamenti, anche se, spesso, non se ne occupano. Riemann e Helmholtz, comunque, lo sanno e se ne occupano. Essi sanno che in realtà è difficilissimo parlare di corpo rigido e di raggio di luce, e che le difficoltà sono indipendenti dal fatto che si possa filosofare di significati. Circa l'espressione "raggio di luce" infatti, ci sono molti problemi che dipendono dagli ostacoli che incontriamo nel chiarire i rapporti tra raggio di luce, corpo rigido e metriche.

Probabilmente Stallo conosceva i testi kantiani meglio di Riemann o di Helmholtz. Riemann e Helmholtz avevano tuttavia colto il problema di Kant assai meglio di Stallo. Anche Clifford aveva capito molte cose attorno a quel problema. Egli infatti riteneva che i fatti fisici - quale che fosse il senso da attribuire alla parola "fatti" - si manifestassero in quanto effetti la cui causa andava cercata in curvature spaziali e in metriche variabili nel tempo. Occorreva pertanto, a suo avviso, respingere la "credenza volgare" secondo cui gli assiomi geometrici euclidei fossero "universalmente veri"



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