Storia della storiografia romana (2016) by Giuseppe Zecchini

Storia della storiografia romana (2016) by Giuseppe Zecchini

autore:Giuseppe Zecchini [Zecchini, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Editori Laterza


Pompeo Trogo

Pompeo Trogo era un Gallo voconzio, educato alla grecità della vicina Marsiglia, che egli esalta come una seconda Ellade (XLIII,4,1-3); suo nonno aveva accompagnato Pompeo in Oriente e ne aveva ricevuto la cittadinanza; suo padre aveva invece collaborato con Cesare sino a riceverne la cura anuli, la custodia del sigillo personale. Non sappiamo nulla della sua vita, se non che compose una grande opera intitolata Historiae Philippicae in 44 libri, forse negli anni tra il I secolo a.C. e il I d.C.: essa è perduta, ma parzialmente ricostruibile grazie all’Epitome, che ne fece M. Giuniano Giustino o nel II/III oppure, più probabilmente, tra la fine del IV e gli inizi del V secolo (in realtà una serie di estratti corrispondenti a quasi un quinto del totale), e ai cosiddetti Prologi, composti più tardi, nel V secolo (riassunti del contenuto dei singoli libri analoghi alle Periochae liviane).

Si trattava di una storia universale, la prima in latino, dalla monarchia assira di Nino e Semiramide fino alla fine dell’ellenismo indipendente (i primi 40 libri, lo stesso numero di Polibio e di Diodoro), completata da un’appendice sui Parti ad Oriente (libri XLI e XLII) e su Roma, Marsiglia e la Spagna ad Occidente (libri XLIII e XLIV). Fonti principali ne erano i grandi storici greci del IV secolo, Eforo (il primo storico universale) e Teopompo; seguivano Timeo, storici di Alessandro (non solo Clitarco) e dell’ellenismo (Ieronimo di Cardia, lo stesso Polibio, Posidonio, Timagene), ma va presupposta una pluralità di fonti non sempre identificabili con certezza, senza trascurare l’apporto di conoscenze attinte alle scuole di retorica di età augustea. Teorie vecchie e nuove sulla dipendenza da un’unica fonte (Timagene per A. von Gutschmid) sono da respingere.

La struttura portante delle Historiae Philippicae è la legge della translatio imperii, già registrata in Roma da Emilio Sura: l’egemonia mondiale, attuata per la prima volta dagli Assiri e passata poi ai Medi e ai Persiani, infine approdò alla Macedonia grazie a Filippo II; sul fondatore della potenza macedone si chiude la I decade dell’opera così come a suo figlio Alessandro sono dedicati i primi due libri della II decade; la centralità di Filippo come progenitore di tutte le monarchie ellenistiche di ascendenza macedone giustifica appieno la decisione trogiana di mutuare il titolo dalle Philippikaì historíai di Teopompo (mentre è da escludere ogni influsso delle Filippiche di Cicerone). I 30 libri successivi costituiscono l’unica storia dell’ellenismo (Cartagine inclusa) giuntaci dall’antichità: essa possedeva per Trogo una sua autonoma dignità e, se a un certo punto i Romani ne furono coinvolti in misura crescente, rimasero sempre un fattore esterno ad essa; forse non a caso Trogo, pur rifiutando di inserire discorsi diretti nel proprio testo, riportava in forma indiretta a XXXVIII,6 un lungo discorso di Mitridate, che è un compendio di tutte le accuse rivolte a Roma dall’ellenismo antiromano.

Con la fine delle monarchie di ascendenza macedone l’eredità politica di Filippo II si estingue e l’egemonia mondiale si spartisce tra Roma e la Partia, anche se con un evidente squilibrio a favore



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