Storia dell'America Latina contemporanea by Loris Zanatta

Storia dell'America Latina contemporanea by Loris Zanatta

autore:Loris Zanatta [Zanatta, L.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biblioteca Storica Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2016-01-24T05:00:00+00:00


5. La guerra fredda. I primi passi

Ciò che i populismi combattevano e il modello Isi contrastava, vale a dire l’egemonia statunitense in America Latina, s’affermò invece dopo la guerra sul piano geopolitico. Quello della sicurezza, insomma. Non senza urti e resistenze, naturalmente. Ma nel complesso fu proprio allora che il nuovo equilibrio mondiale creò le condizioni perché quell’egemonia s’esprimesse in modo più esteso e profondo che in passato. E non solo per lo strapotere globale che gli Stati Uniti vantavano in campo economico e militare, ma anche perché l’Europa era ormai per l’America Latina un socio minore, mentre l’Unione Sovietica non era in grado di pesare sui destini di quell’area tanto remota. Nulla, insomma, pareva frapporre seri ostacoli a quell’egemonia.

Tale contesto consentì l’istituzionalizzazione dei rapporti interamericani. La creazione d’istituzioni emisferiche permanenti, in altri termini, di cui tutti gli Stati dell’area entrarono a far parte. Col che s’affermò lo storico obiettivo statunitense di far delle Americhe una comunità di difesa. Un continente dunque unito dal principio che la sicurezza di ognuno dei suoi membri era vitale per quella di tutti gli altri. E che dunque le minacce a quella di uno era da intendersi come un pericolo per l’emisfero nel suo complesso. Ma a far così un gran passo in avanti fu anche la premessa ideologica del panamericanismo, cui l’imperativo di fronteggiare nella guerra fredda un nemico globale dette grande impulso. L’idea, cioè, secondo cui aveva ormai perduto senso, se mai ne aveva avuto, distinguere un’America anglosassone da un’America latina, essendo l’intero continente una civiltà comune. Quella occidentale e cristiana. Un’idea indigesta ai nazionalismi latinoamericani d’ogni genere, i quali infatti non la fecero di certo propria.

Panamericanismo e anticomunismo furono dunque allora i cardini della politica emisferica degli Stati Uniti. In intima connessione tra loro, naturalmente. Sia sotto la presidenza di Harry Truman, quando l’accento cadde più sul primo termine, sia sotto quella di Dwight Eisenhower, quando fu il secondo a prevalere. Benché tra l’una e l’altra non furono in realtà enormi le discontinuità. Per quanto attiene al primo punto, il panamericanismo, le sue principali tappe furono tre. La prima nel 1945, quando l’Atto di Chapultepec sancì i principi generali della nuova comunità emisferica: l’uguaglianza giuridica tra tutti gli Stati, il non intervento negli affari altrui, la sicurezza comune. La seconda e più concreta nel 1947, quando a Rio de Janeiro le nazioni americane crearono il Trattato Interamericano di Assistenza Reciproca (Tiar), un patto militare basato sul principio che un attacco ad uno Stato membro avrebbe giustificato una reazione di tutti gli altri. Un patto che legittimò la tutela militare degli Stati Uniti contro ogni eventuale minaccia comunista, reale o percepita. Ma la cui portata fu in parte limitata dalle resistenze di taluni paesi, come Argentina e Messico, che si riservarono il diritto di decidere di volta in volta se partecipare o meno alla risposta collettiva. La terza tappa, infine, fu nel 1948 la fondazione, durante la Conferenza di Bogotà, dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa), con cui il sistema interamericano assunse la sua definitiva veste istituzionale.



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