Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo - Tomo XIV by J.C.L. Simondo Sismondi

Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo - Tomo XIV by J.C.L. Simondo Sismondi

autore:J.C.L. Simondo Sismondi [Sismondi, J.C.L. Simondo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-12-04T23:00:00+00:00


Intanto il secondo corpo degli Svizzeri, condotto dal capitano Jacob Mottino d'Altorfio, e da Graf, borgomastro di Zurigo, entrò in Novara, il 5 di giugno, senza avere trovata opposizione. Questi due capi, informati della ritirata di La Tremouille, e sapendo che nello stesso tempo valicava le Alpi il signore d'Aubignì con un corpo di cavalleria, stimarono non doversi dar tempo ai Francesi d'allontanarsi, o di trarre in lungo la guerra. Rappresentarono ai loro compagni d'armi, che il nemico riposava in seno ad una temeraria sicurezza, e non sospettava ch'essi osassero d'attaccarlo prima che giugnesse il capitano Alt-Sax col terzo corpo; che tutta volta la gloria loro sarebbe più splendida, se ottenevano la vittoria prima dell'arrivo de' loro compatriotti. Tutti i capitani svizzeri, vinti dalle persuasioni di coloro ch'erano venuti di fresco, ordinarono ai loro soldati di mangiare e di riposarsi qualche tempo, e prima che facesse giorno, il 6 giugno del 1513, marciarono verso Riotta e Trecase[342].

Gli Svizzeri, nascosti dalle tenebre della notte e dal bosco che stendevasi tra Novara ed il campo francese, s'avanzarono, contro il loro costume, tacitamente, divisi in tre colonne, e giunsero presso il campo nemico senz'essere scoperti: allora si diressero impetuosamente verso l'artiglieria, senza lasciarsi sgominare da una vigorosa carica fatta da Roberto della Marck alla testa di trecento uomini d'armi, e senza ributtarsi nel vedere caduti molti loro capitani e perfino intere file di soldati sotto il fuoco dell'artiglieria nemica. Avanzando sempre intrepidi in mezzo a tanta strage, s'impadronirono delle artiglierie, e le volsero contro i nemici da loro posti in fuga. La fanteria tedesca, comandata da Fleuranges e Jametz, figliuoli di Roberto della Marck, era il principale oggetto dell'odio e della gelosia degli Svizzeri, perchè essa aveva preso il loro luogo nelle armate francesi: questa, essendo attaccata con maggior furore, e coraggiosamente difendendosi, fece agli Svizzeri grandissimo danno; ma furono altresì uccisi sul campo di battaglia più della metà dei Landsknecht. La cavalleria francese, raffrenata dai fossi, o imbarazzata in luoghi pantanosi, non agiva che pochissimo contro gli Svizzeri; l'artiglieria era di già conquistata, e adoperata contro i Landsknecht, de' quali i pochi superstiti, perduta ogni speranza di salute, dovettero arrendersi alzando le loro lance. Fleuranges e Jametz, gravemente feriti fin dal principio della battaglia, erano ambidue caduti in mano ai nemici. Il loro padre con una furiosa carica de' suoi uomini d'armi sgominò il battaglione che li calpestava, fece rialzare i suoi figliuoli, il primo de' quali non aveva meno di quarantasei ferite, e li fece portare sul collo de' cavalli de' suoi soldati[343].

Gli uomini d'armi francesi, che fino a quest'epoca erano stati risguardati come la più valorosa soldatesca d'Europa, non avevano sofferta altra così vergognosa sconfitta come questa nella battaglia di Novara. La sorpresa, la perdita dell'artiglieria, la notizia divulgatasi nel campo che una delle tre colonne svizzere era penetrata per di dietro nel campo e che stava saccheggiando gli equipaggi, riempirono di terror panico que' cavalieri fin allora così valorosi; non si vergognarono di gettare le armi per non essere



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