Gente non comune by Eric J. Hobsbawm

Gente non comune by Eric J. Hobsbawm

autore:Eric J. Hobsbawm [Hobsbawm, Eric J.]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858630426
Google: s1LI3DuIqlwC
editore: Bur
pubblicato: 2012-06-21T22:00:00+00:00


Il diritto basato sul lavoro è implicito in tutte le altre rivendicazioni di possesso, perché (fuorché nel caso degli insediamenti recenti) non si distingue da quello per appartenenza ai contadini da tempo immemorabile, questa espressione non potendo significare se non che per innumerevoli generazioni i contadini hanno coltivato le terre che rivendicano, o vi hanno portato al pascolo i loro animali. Da qui, probabilmente, il fatto che non mi sono mai imbattuto in un’invasione basata solo dallo slogan «la terra ai contadini», se non negli episodi in cui le ideologie moderne hanno avuto un ruolo significativo. Ciò non significa che non sia mai importante. Nel Cilento prima della rivoluzione del 1848 «ogni Natale i contadini si recavano nelle terre da loro rivendicate per svolgervi lavori agricoli, cercando così di tener vivo il principio ideale del loro diritto a possederle».7 Durante la rivoluzione del 1848, nella stessa regione, dopo aver abbattuto muri e recinzioni abusivamente eretti intorno a terreni comuni, il giorno dopo sfilarono ancora in corteo «molti muniti di badili, picconi e bastoni, ma solo cinque o sei armati in senso proprio, al grido: "Viva il re e la Costituzione! Vogliamo arare! Moriamo di fame. Rivogliamo i nostri antichi diritti"». Nella Sila quattrocento uomini con tamburi e la bandiera nazionale, in parte armati, furono visti scavare, e quando fu chiesto loro perché, alcuni risposero: «Vogliono recuperare i loro antichi diritti, cioè preparare i terreni comuni per il maggese e pagare la misura locale di un "tomolo" per ogni "tomolata" di terra».8 Nel 1873 a Pozoblanco e in alcune località vicine dell’Andalusia i coltivatori chiesero la restituzione e la spartizione di alcune terre comuni, per la ragione che chi lavorava i campi aveva su di esse più diritti di chi affittava le loro braccia per un prezzo miserabile, attingendo a fortune mal guadagnate.9 L’importanza del «principio del lavoro» nella teoria russa del lavoro dei campi è ben noto. In breve, per i contadini l’idea che terre permanentemente inutilizzate possano appartenere a qualcuno è incomprensibile, perché devono sempre usare tutto il terreno fertile di cui dispongono.

Ma se dal loro punto di vista l’uso da tempo immemorabile è di per sé un titolo di proprietà, è ancor meglio se questa è attestata da documenti. Vista la natura del sistema coloniale spagnolo, molte comunità indiane hanno documenti di questo genere, e tipico è il loro uso per spiegare e in qualche modo legittimare le occupazioni. Così la comunità di Tusi citava pratiche risalenti al 1716, «sbrigate a Roma e in Egitto» secondo il suo portavoce;10 gli invasori di cinque appezzamenti del dipartimento di Huancavelica appoggiarono le loro rivendicazioni a pratiche risalenti alla stessa data; la comunità di Huaylacucho (Huancavelica) esibì documenti del 1746; e così vita.11 I giovani segretari del Partito comunista di ubbidienza maoista consideravano simili atteggiamenti aberrazioni piccolo-borghesi, sostenendo che l’unica cosa da fare con i documenti di epoca feudale o borghese – non importa a chi favorevoli – era bruciarli; ma come giustamente, e in base a una maggiore esperienza, sostenne



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