Dodici rose a Settembre by Maurizio de Giovanni

Dodici rose a Settembre by Maurizio de Giovanni

autore:Maurizio de Giovanni [de Giovanni, Maurizio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788838938306
editore: Sellerio editore
pubblicato: 2019-08-28T16:00:00+00:00


XX

Arrivarono di corsa all’ospedale, che non distava molto dal palazzo del consultorio, una decina di minuti a passo svelto: ce ne misero meno di sette.

Avevano chiuso la porta praticamente in faccia alle fan di Domenico, dopo una breve discussione su quale fosse la maniera migliore di dividersi i compiti. Secondo Mina sarebbe stato meglio che Domenico rimanesse in ufficio con la bambina, per cercare di sapere da lei qualcosa di più su quello che era realmente accaduto.

Il dottore però, fissando la donna con insolita fermezza, aveva detto:

«No. Primo, perché essendo un medico avrò maggiore facilità di ricevere informazioni sullo stato della paziente. Secondo, perché voglio accertarmi personalmente del tipo di ferite, per capire bene cosa è successo. Terzo, e più importante, perché decido io per me come decidi tu per te».

Mina era rimasta a bocca aperta: le pareva di trovarsi davanti il Redford di Corvo Rosso non avrai il mio scalpo, uno dei suoi film preferiti. In lei si produssero immediatamente tre sensazioni, manco a dirlo in aperto contrasto tra loro.

La prima era la tentazione di una vibrata protesta per quel tono brusco e imperativo: come si permetteva questo dottorino, abituato a frugare tra le gambe di miagolanti finte malate, di venire a dire a lei, che combatteva contro le brutture di quel quartiere da anni, cosa era meglio fare o non fare?

La seconda era l’ammissione della correttezza del ragionamento di lui, il che la faceva incazzare come raramente ricordava di essersi incazzata ma di fatto annullava la tentazione della protesta di cui al punto precedente.

La terza sensazione era più profonda e personale, ed era una gran brutta sensazione: quella che il casuale contatto fisico e la vista offerta dalla dannata camicetta di Greta avessero cambiato per sempre il rapporto, sin là mantenuto con gran cura da lei su una linea di fredda e formale professionalità e ora inevitabilmente spinto su un territorio scivoloso, oscuro e molto pericoloso. L’idea le fece paura, ma le procurò anche un equivoco crampo nel ventre.

Non volle togliersi il camice protettivo, dando l’impressione ai passanti di essere una via di mezzo tra un’infermiera e una suora senza velo. A Flor dissero di andare a casa e di aspettare là. Le chiesero anche se aveva paura, e se il padre oltre al livido sulla faccia le avesse fatto altro: in quel caso naturalmente il problema avrebbe avuto altra veste, perché avrebbero potuto immediatamente coinvolgere la polizia.

La bambina però era stata categorica.

«No, mio padre non mi tocca mai. Se la prende solo con mia madre. Il colpo in faccia è perché mi sono messa in mezzo, se no stavolta l’ammazzava sul serio. Oggi non c’è per tutta la giornata, ma stasera torna. Se sa che mia madre è andata in ospedale fa il pazzo. Vi prego, ditele di tornare a casa. Io ho provato ad andare da lei, ma non mi fanno entrare».

All’ingresso del pronto soccorso c’era un sonnacchioso infermiere, con le cuffiette nelle orecchie e la testa che ciondolava al ritmo di chissà quale canzone neomelodica.



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