Storie del mare by Folco Quilici

Storie del mare by Folco Quilici

autore:Folco Quilici [Quilici, Folco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


— Ma come riescono i superstiti a sfuggire alla strage? — chiese Daniela.

— Sembra incredibile, ma i neonati, benché microscopici, sanno già schizzare inchiostro appena escono dal loro uovo e possono così nascondersi. Poi, nella prima tana dove riescono a rifugiarsi, crescono talmente in fretta che il loro peso aumenta del venti per cento ogni giorno, nel primo mese di vita… e così la loro forza e la loro astuzia!

Questo vantaggio s’aggiunge ad un altro non meno prezioso: non avendo scheletro, possono rimpicciolirsi, oppure allungarsi.

Se percepiscono d’essere in pericolo, a salvarsi li aiuta anche uno straordinario mimetismo, che consente loro di assumere lo stesso colore della sabbia, delle rocce o delle alghe dove si rifugiano.

In quella costa dai fondali ricchi di vita, Daniela e Paolo avevano avuto il tempo di notare altre particolarità dei loro amici a otto braccia. Oltre all’abilità nel mutare forma e colore, anche il loro senso di “pulizia”. Usano infatti i tentacoli per muoversi e per catturare cibo, ma anche per liberare la tana dai resti dei loro pasti gusci di granchi, scheletri di pesci e gamberetti.

— Di questo dobbiamo ringraziarli — ridacchiava Paolo — perché questa abitudine di buttare gli avanzi fuori dalla porta di casa ci aiuta ad individuare le loro tane.

In molte occasioni, se un polpo appoggiava un tentacolo sulle loro gambe o braccia, Daniela e Paolo cercavano di contare le ventose, ma non ci riuscivano. Erano certamente più di cento.

Qualche esemplare, mentre accettava di giocare con loro, non staccava mai tutti i suoi tentacoli da un punto fermo; uno vi rimaneva sempre attaccato (non si sa mai quel che può accadere!). Alcuni polpi schizzavano il liquido violaceo che nascondevano in corpo solo se interpretavano male qualche mossa dei due subacquei e si sentivano in pericolo.

Ascoltando la cronaca di un incontro, il padre studioso spiegò che «emettono il liquido scuro per nascondersi e poi saettano lateralmente mentre la sostanza agisce, oltre che per la mimetizzazione, anche con un effetto irritante. Un’arma di difesa perfetta».

Di quella particolarità, Daniela e Paolo avrebbero avuto una prova anni dopo; quando una nube simile, ma ben più estesa e oscura, sarebbe stata schizzata verso di loro mentre si impegnavano in una difficile immersione.

Erano trascorsi diversi anni da quelle estati di vacanza.

Alla conclusione dei loro studi, i due avevano imboccato strade diverse, che tuttavia avrebbero finito per riportarli vicini.

Daniela, scelte le creature del mare come oggetto della sua tesi, aveva continuato le immersioni nel Mediterraneo tra un esame e l’altro, fino a diventare un’esperta biologa marina. Si era poi trasferita in Canada a lavorare per un importante museo sulla costa Nord del Pacifico.

In quell’istituzione e nel suo grande acquario, Daniela aveva accumulato altre esperienze. Ed altre ancora grazie a ripetute immersioni lungo la costa, studiando le zone dove le correnti marine alimentano una vita variata e ricca. Mai le era capitata, però, l’occasione d’osservare un esemplare tipico di quel mare, il “polpo gigante”. Conosceva solo le cronache di alcuni sub che se li erano trovati davanti. Esseri con tentacoli



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