Terrore profondo by Dario Argento

Terrore profondo by Dario Argento

autore:Dario Argento [Argento, Dario]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:44:55+00:00


Capitolo sedicesimo

Martha riaprì lentamente gli occhi, cominciando a riprendersi dallo svenimento. Le sue palpebre batterono nell’uscita dal dormiveglia. Intanto, con gli occhi ancora appannati, la ragazza vide che, intorno a lei, tutto era come avvolto in una nebbia.

Poi, a poco a poco, l’ambiente e le cose ritrovarono forma e contorni ben delineati. Martha era nella sua camera, distesa sul letto. La giovane osservò la finestra. Fuori era giorno e c’era il sole. Martha notò allora l’ago della flebo che le penetrava nella vena, e fissò quindi la bottiglia: un contenitore di liquido organico che, lentamente, goccia a goccia, le alimentava il sangue. Poi la ragazza passò in rassegna i flaconi di sedativi posati lì vicino e scrutò l’occorrente per le iniezioni sul comodino. Alla fine si guardò il braccio e vi vide dei forellini rossi. Dovevano averla proprio imbottita di tranquillanti!

Di colpo le giunsero, smorzati, due suoni pieni di echi. Il suo sguardo si spostò allora verso la fonte di quei rumori e mise finalmente a fuoco la figura dell’infermiera del pensionato che, sulla porta della camera, era intenta a parlottare a bassa voce con la Direttrice. I suoni che Martha aveva appena udito erano appunto le voci delle due donne, che adesso si stavano facendo finalmente più comprensibili.

«No, non ha ancora ripreso conoscenza…», aveva appena detto l’infermiera.

«Ho chiesto un’ambulanza per farla trasportare all’ospedale psichiatrico», disse allora la Direttrice. «Là la studieranno con cura: hanno anche i mezzi migliori per calmarla».

«Ma è pazza…», chiese l’infermiera, «o cosa?»

« Cosa», rispose seccamente la Direttrice. «Certo non è normale. È diabolica!».

Contagiata dal tono insinuante della Direttrice, l’infermiera ripeté:

«Diabolica?»

«Sì». C’era anche del terrore nella voce della donna, ed era terrore autentico. Poi la Direttrice aggiunse, a mezza bocca, in un sussurro: «Il Demonio nella Bibbia è chiamato Beel Zebub, che significa “Il Signore delle Mosche”».

Marta rimase immobile, senza dare segno di vita. Si fingeva addormentata ma sentiva tutto. Sentì anche, d’istinto, gli occhi della Direttrice, di sopra alla spalla dell’infermiera, che fissavano la sua sagoma allungata sul letto e sembravano volerla bruciare con il loro sacro furore purita-no.

«Eccola là, la “Signora delle Mosche”», disse ancora la Direttrice, squadrando la giovane.

Anche l’infermiera fissò Martha, e la sua incredulità si fece sbi-gottimento.

«Appena si riprende», disse ancora la Direttrice, «mi avverta».

E se ne andò via.

Rimasta sola, l’infermiera indietreggiò dalla soglia, richiuse la porta, e si inoltrò nella stanza, fino al letto di Martha. Fissò la finta dormiente, poi prudenzialmente si fece il segno della croce. Quindi si riappropriò del lavoro a maglia interrotto dall’arrivo della Direttrice, e si mise a sferruzzare su una seggiola.

Sempre ben sveglia, Martha continuò a restare immobile come una statua.

Passò così quasi una mezz’ora.

Le mani dell’infermiera continuavano ad agucchiare, ma il ritmo dei ferri si era notevolmente rallentato.

Dal suo letto Martha socchiuse gli occhi e arrischiò una sbirciata.

L’infermiera boccheggiò, sul punto di cedere definitivamente al sonno. Il doppio mento le crollò sulla pettorina bianca.

I ferri si erano fermati.

Martha, che non aspettava altro, entrò immediatamente in azione. Per prima cosa cercò di sfilarsi dalla



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