Thomson Helen - 2018 - L'uomo che non sapeva dimenticare by Thomson Helen

Thomson Helen - 2018 - L'uomo che non sapeva dimenticare by Thomson Helen

autore:Thomson Helen [Thomson Helen]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Science, General
ISBN: 9788893428118
Google: iBOODwAAQBAJ
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2019-03-25T22:00:00+00:00


È un venerdì mattina del 2004 come tanti a Potters Bar, una cittadina a nord di Londra. A pochi minuti dal centro, la sessantenne Sylvia, insegnante in pensione, stava facendo i lavori di casa. Tutto come al solito, tranne una cosa: quel maledetto rumore. Due note che avevano cominciato a risuonare e che nessun altro a parte lei sembrava sentire.

All’inizio Sylvia aveva pensato a una radio, ma dopo un rapido controllo scoprì che si sbagliava. Piuttosto allarmata da quel nuovo, strano rumore che si era fatto via via più forte nel corso della giornata, Sylvia era andata a letto, sperando che la mattina seguente non l’avrebbe più sentito. Ma al risveglio, purtroppo, il rumore c’era ancora, fisso e implacabile: dah de dah de dah de. Nel corso delle settimane seguenti le note cambiarono, si svilupparono, e mesi dopo erano diventate allucinazioni musicali in piena regola, melodie che suonavano costantemente in sottofondo, a volte così forte da coprire una normale conversazione.

«Sia gentile, la ignori per qualche istante», mi dice Sylvia accogliendomi in casa sua. Si riferisce a Sookie, il suo nuovo cane per non udenti, una Labrador color miele seduta composta nell’ingresso.

«Brava», le dice Sylvia con voce carezzevole. «Adesso puoi andare a salutare.» Sookie mi corre incontro festosa e infila il suo grosso tartufo umido in una delle mie tasche. «Pensa che potrebbe avere dei croccantini», mi spiega sorridendo Sylvia. «Sa com’è, tentar non nuoce…»

Sylvia ha bisogno di un cane per non udenti perché è sorda. Ha difficoltà a comprendere il parlato, e la musica ha per lei un suono orribile, distorta com’è da una perdita uditiva profonda causata da un’infezione all’orecchio di parecchi anni fa.

Suo marito John ci fa un cenno di saluto mentre passiamo davanti a un grande pianoforte a coda e raggiungiamo una luminosa veranda sul retro della casa. Mi accomodo su una poltroncina di vimini, mentre Sylvia serve tè e biscotti.

Mi racconta di quel venerdì mattina in cui tutto ebbe inizio. In passato aveva sofferto di acufeni e fischi alle orecchie per anni, ma questa volta si trattava di qualcosa di totalmente nuovo: erano le note do e re alternate, spiega. «All’inizio molto lentamente. Ricordo di avere pensato: Oh che seccatura! Pensa a qualcos’altro! È cominciato così, e da allora non ho più avuto pace.»

Gradualmente, nel corso delle settimane seguenti, le note diedero vita a brevi frasi musicali che si ripetevano in continuazione. A volte si allungavano, formando melodie complete del genere musicale amato da Sylvia prima di perdere l’udito.

«Che tipo di musica senti più spesso?» chiedo.

«Perlopiù musica classica, brevi estratti. Quando ancora ci sentivo non ascoltavo praticamente nient’altro.»

Anche mentre siamo sedute a parlare, con l’aiuto di un microfono e del labiale, quelle melodie le stanno suonando nella mente. Se mai cessano – a volte accade quando Sylvia si concentra su un brano musicale o su un discorso –, vengono sostituite da un continuo si bemolle e dal fischio degli acufeni.

«Ricordano qualche strumento in particolare?» le domando.

«Sono un incrocio tra un flauto dolce e una campana», dice.



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