Una domenica pomeriggio by Roberto Arlt

Una domenica pomeriggio by Roberto Arlt

autore:Roberto Arlt [Arlt, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788869980039
editore: SUR
pubblicato: 2015-08-24T22:00:00+00:00


UNA DOMENICA POMERIGGIO

Quella domenica pomeriggio Eugenio Karl uscì in strada dicendo fra sé: «È quasi certo che oggi mi capiterà un fatto strano».

Per Eugenio l’origine di simili presagi si basava sulle palpitazioni anomale del cuore, che lui attribuiva all’azione di un pensiero remoto sulla sua sensibilità. Non di rado, assillato da un vago presentimento, prendeva precauzioni concrete o si comportava in modo poco normale.

In questo senso, la sua tattica dipendeva dallo stato psichico. Se era contento, immaginava che il presagio fosse di natura benigna. Se invece era di malumore, evitava perfino di uscire di casa per timore che gli cadesse sulla testa il cornicione di un grattacielo o un cavo della corrente elettrica.

In genere, però, gli piaceva abbandonarsi al presagio, a quell’incerto desiderio di avventura che sussiste anche nell’uomo dal carattere più acido e pessimista.

Per più di mezz’ora Eugenio percorse i marciapiedi a casaccio quando, all’improvviso, notò una donna avvolta in un cappotto nero. Avanzava verso di lui sorridendo con naturalezza. Eugenio la osservò di nuovo aggrottando le sopracciglia, senza riuscire a riconoscerla, e pensò simultaneamente: «Per fortuna i costumi delle donne sono sempre più liberi».

D’un tratto lei esclamò: «Come sta, Eugenio?»

Karl si liberò all’istante della foschia che avvolgeva la sua curiosità: «Ah! È lei, signora? Come sta?»

Per una frazione di secondo Leonilda continuò a osservarlo con un sorriso fiacco, ambiguo, mentre Eugenio s’informava: «E Juan?»

«È uscito, come al solito. Come vede, mi ha lasciato sola soletta. Vuole venire a prendere il tè da me?»

Leonilda parlava lentamente, indecisa, e piegava la testa su una spalla sorridendo rilassata, con una stanchezza lasciva che la costringeva a guardare l’uomo fra le palpebre semichiuse, come se avesse davanti agli occhi un sole abbagliante. Un luccichio d’acqua grigia le tremolava in fondo alle pupille, e Karl disse fra sé: «È curiosa di andare a letto con un uomo che non sia il marito», e nell’istante in cui ebbe questo pensiero le pulsazioni gli aumentarono da settantacinque a centodieci. Gli sembrò di aver appena corso per duecento metri, tale era l’emozione provocata dalla porta sconosciuta che Leonilda gli socchiudeva languidamente davanti. Ma non poté evitare che gli lampeggiasse in testa uno scrupolo: «Sola. A prendere il tè con lei. Non sa che una donna sola non deve ricevere gli amici del marito». Allora balbettò: «No, grazie mille... Se ci fosse Juan...»

La sua era la voce di un bambino che vedendosi offrire una moneta dice: «No, grazie», perché lo hanno abituato a non accettare regali, tant’è che pensò immediatamente: «Perché sono così stupido? Dovevo accettare. Speriamo che m’inviti ancora».

E ad alta voce disse: «Si figuri, Leonilda, che non l’avevo neanche riconosciuta», ma il suo pensiero fisso era altrove. La donna sembrava cogliere le diverse sensazioni che lo turbavano, e Karl diceva fra sé: «Perché sono stato così stupido da non accettare il suo invito?» Comunque, per fugare l’inizio di un’ossessione, insistette: «Non l’ho riconosciuta. E quando ho visto che mi sorrideva mi sono domandato: ma chi sarà questa donna?»

Mentre parlava, dentro di lui danzava un desiderio:



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