Al posto tuo: Due ragazze. Un'identità by Michelle Painchaud

Al posto tuo: Due ragazze. Un'identità by Michelle Painchaud

autore:Michelle Painchaud [Painchaud, Michelle]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852075889
editore: Mondadori
pubblicato: 2016-09-19T22:00:00+00:00


11

Sbrigati

Il signor Silverman non pretende niente da me.

Non gli occorre una faccia ingannevole. E nemmeno che mi sforzi di fingere. Io fingo lo stesso (forza dell’abitudine), ma con lui lo faccio il minimo indispensabile. La presenza di Erica serve appena. Di lei mi bastano il sorriso e il tono di voce per superare agevolmente e serenamente un paio d’ore, o quanto durerà la nostra partita a dama. Lui vuole solo che giochi. E io gioco bene e volentieri, perché i giochi sono una seconda natura per me. I giochi sono il mio sangue. Giocare è il mio mestiere.

La signora Silverman mi ha accompagnata alla clinica e se n’è andata, dicendo di dover ritirare qualcosa in lavanderia. Posso rilassarmi ancora di più. Lui sposta in avanti una pedina e alza le braccia al cielo.

«Due!»

«Due.» Sorrido, e le sue dita arraffano i miei pezzi. Si avvicina alla vittoria.

«Il mio vero padre, Sal…» inizio. «Mi lasciava vincere a poker. Ogni tanto. Ma non sono mai riuscita a batterlo in una partita seria. Gli piaceva sfidarmi, ma in un modo o nell’altro vinceva sempre lui. Lo fa ancora. Possiamo giocare fino alla sua morte, ma puoi star certo che vincerà ogni partita. Finché non capirò la sua strategia. Allora sarà spacciato.»

Muove un altro pezzo, la vittoria in cima ai suoi pensieri. Balla sulla sedia, praticamente. Chiazze di minestra gli incrostano la camicia. Quando vince, esplode, corre da me e mi stringe forte le braccia intorno al collo, la sua versione di un abbraccio. L’infermiera sembra nervosa, ma le faccio segno che va tutto bene. Ricambio e lo stringo a me. Sa di anestetico e del vago odore muschiato del sonno. All’improvviso, così com’è iniziato, l’abbraccio finisce e lui torna a sedersi. Sgombra la damiera e risistema i pezzi per un’altra partita. Mi accomodo meglio sulla sedia e sorseggio il mio caffè in bottiglia mentre è all’opera. Ci mette tutta la sua concentrazione.

«Faticavi già a controllare la tua mente prima che Erica sparisse, vero?»

Non dà segno di aver inteso la mia domanda, ma la sua mano ha un piccolo scatto mentre muove la prima pedina rossa.

«La tua doveva essere un’intelligenza spaventosa, se è arrivata addirittura a distruggerti. E dovevi amare molto tua figlia, se la sua scomparsa ti ha cambiato così tanto. Sei impazzito perché immaginavi quello che le stava succedendo e non potevi farci niente. Ti venivano in mente centinaia di strade più intelligenti che la polizia avrebbe potuto battere. Ma tu non eri un poliziotto. Che cosa avresti potuto fare? Che cosa ti avrebbero permesso di fare?»

Gioco la partita per qualche minuto. Non è più così allegro. Sto vincendo io. Alla fine, solleva lo sguardo e fa girare uno dei miei pezzi tra le dita.

«Zoo. In Robinson Crusoe c’era uno zoo. Dei panda e uno zoo.»

Più di tre parole. Ne ha pronunciate più di tre. Mantengo un respiro regolare. «Zoo?» lo sollecito.

Fa girare la pedina più velocemente, ci giocherella. Poi la rimette giù, quasi temesse di vedersela scivolare di mano.

«Di cosa parli, papà?»

«Starò meglio quando tornerai.



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