Vita, Rime, Satire by Vittorio Alfieri

Vita, Rime, Satire by Vittorio Alfieri

autore:Vittorio Alfieri [Alfieri, Vittorio]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
editore: Utet
pubblicato: 2012-12-31T23:00:00+00:00


CAPITOLO VIGESIMOQUINTO

Per qual ragione, in qual modo, e con quale scopo mi risolvessi finalmente a studiare da radice seriamente da me stesso la lingua greca

Fin dall’anno 1778, quando si trovava meco in Firenze il carissimo amico Caluso, io, così per ozio e curiosità leggierissima, ma, mi era fatto scrivere da lui sur un foglio volante il semplice alfabeto greco, maiuscolo e minuscolo, e così alla peggio imparato a conoscer le lettere, ed anche a nominarle, e non altro. Non ci avea poi badato mai più per tanti anni. Ora due anni addietro, quando mi posi a leggere le traduzioni letterali, come dissi, ripescai quel mio alfabeto fra i fogli, e trovatolo, mi rimisi a raffigurar quelle lettere, e dirne il nome; col solo pensiero di gettare di quando in quando gli occhi su la colonna del greco, e vedere se mi veniva fatto di raccapezzare il suono di una qualche parola, di quelle che per essere composte e straordinarie, dalla traduzione letterale mi destavano curiosità del testo. Ed io veramente guardava di tempo in tempo quei caratteri posti a colonna, con occhio bieco e fremente, appunto come la volpe della favola guardava i proibiti grappoli invano sospirati. Mi si aggiungeva un fortissimo ostacolo fisico; che le mie pupille non volean saper niente di quel maledetto carattere; e foss’egli grande o piccolo, sciolto o legato1, mi venivano le traveggole tosto ch’io lo fissava, e con molta pena compitando ne portava via una parola per volta, delle brevi; ma un verso intero non lo potea né leggere, né fissare, né pronunziare, né molto meno ritenerne materialmente la romba2 a memoria.

1796 Oltre ciò, per natura nemico, e non dotato di nessuna facilità per le lingue (avendo tentato due volte e tre l’inglese, né mai venutone a capo; ed ultimamente in Parigi nel ’90 prima d’ire in Inghilterra la quarta volta; e tradussi allora di Pope il Windsor3 e cominciai il Saggio su l’uomo); non assuefatto, e oramai incapace di applicazione servile di occhio e di mente grammaticale; venuto a tale età senza aver mai saputa una grammatica qualunque, neppur l’italiana, nella quale non errava forse oramai, ma per abitudine del leggere non per poter dare né ragione né nomi dell’operato; con questo bel corredo d’impedimenti fisici e morali, tediato dal leggere quelle traduzioni, presi con me stesso l’impegno di voler tentare di superarli da me; ma non ne volli parlare con chi che sia, neppure con la mia donna, che è tutto dire. Consumati avendo dunque già due anni su i confini della Grecia, senza mai essermivi potuto introdurre altro che colla coda dell’occhio4, mi irritai, e la volli vincere.

1797 Comprate dunque grammatiche a iosa, prima nelle grecolatine, poi nelle greche sole, per far due studi in uno, intendendo e non intendendo, ripetendo tutti i giorni il tupto5, e i verbi circonflessi6, e i verbi in mi7 (il che presto svelò il mio arcano alla signora, che vedendomi sempre susurrar fra le labbra, volle finalmente sapere, e seppe quel ch’era); ostinandomi sempre più,



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