Vittime e carnefici by Giulio Albanese

autore:Giulio Albanese [Albanese, Giulio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Religion, General
ISBN: 9788858422458
Google: 75qtCwAAQBAJ
editore: Giulio Einaudi Editore
pubblicato: 2016-03-14T23:00:00+00:00

1 Cfr. T. Bosco, Uomini come noi, Società Editrice Internazionale, Torino 1968, p.89.

Il terrorismo nigeriano

Nel gennaio del 2015, proprio mentre la Francia piangeva le vittime della redazione di «Charlie Hebdo», i famigerati estremisti islamici Boko Haram sterminavano nel nordest della Nigeria oltre duemila civili. Ma chi sono veramente questi Boko Haram? La maggioranza dei militanti è priva d’istruzione e disoccupata, anche se i finanziatori del movimento estremista sono benestanti. Stando a indiscrezioni della società civile, a parte un coinvolgimento del salafismo saudita, lo stesso che ha foraggiato alacremente al-Qaida in giro per il mondo, vi sarebbero complicità interne al «sistema Paese», sia nelle forze armate nigeriane che nel parlamento federale. Ma proprio perché stiamo parlando del piú popoloso Paese dell’Africa sub-sahariana, segnato dalla difficile coesistenza di oltre duecentocinquanta etnie, le cui rivalità peraltro non si esauriscono nella contrapposizione tra il nord prevalentemente musulmano e il sud a maggioranza cristiana, è importante riflettere sulla strategia del terrore messa a punto da questo movimento di matrice jihadista.

La situazione, infatti, degenerò notevolmente quando fu eletto presidente della Nigeria, nell’aprile del 2011, Goodluck Jonathan, portabandiera del People’s Democratic Party (Pdp) e originario del Sud del Paese. Una vittoria, la sua, che non fu affatto gradita dalle oligarchie settentrionali di fede islamica, le quali videro, per cosí dire, ridimensionato il loro peso politico. Jonathan, infatti, appartiene all’etnia ijaw, minoritaria a livello nazionale e di tradizione cristiana, ma che rappresenta la maggioranza della popolazione nella regione del Delta del Niger, ricchissima di petrolio e sotto il controllo delle multinazionali straniere.

In questo contesto, il fattore religioso si sovrappone a una competizione per il potere che rischia, di questo passo, di spaccare in due il Paese. Per quanto i Boko Haram siano estremisti pericolosissimi e abbiano come obiettivo dichiarato quello di fondare un nuovo califfato, imponendo la sharī‘a a tutta la federazione nigeriana (attualmente è in vigore solo nei dodici Stati del Nord), le ragioni dell’accresciuta attività terroristica vanno rintracciate, almeno in parte, nei rapporti che i Boko Haram avevano stretto in anni recenti con politici locali e membri delle forze di sicurezza originari del Nord, interessati alla radicalizzazione del conflitto al fine di rendere la Nigeria ingovernabile, costringendo Jonathan alle dimissioni. Sono questi signori che andrebbero rimossi dal loro incarico e che inspiegabilmente continuano a fare il bello e il cattivo tempo, anche dopo la sconfitta di Jonathan alle elezioni del marzo del 2015, vinte da Muhammadu Buhari, un musulmano del Nord che era già stato al potere all’epoca della dittatura militare.

Inoltre, vi sono prove evidenti, fornite pubblicamente dall’intelligence nigeriana in sede Ecowas (la Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale), che dimostrano l’esistenza di legami tra il movimento estremista con organizzazioni quali al-Qaida nel Maghreb islamico, per non parlare di cospicui aiuti finanziari forniti dal movimento salafita di matrice saudita. Ecco che allora l’accresciuta attività dei Boko Haram va inserita nel contesto dei fragili equilibri politici e sociali della Nigeria, dove la questione della redistribuzione dei proventi petroliferi non è ancora stata presa in considerazione da alcun

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