Gli umanoidi by Jack Williamson

Gli umanoidi by Jack Williamson

autore:Jack Williamson [Williamson, Jack]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: 94
editore: emmebooks
pubblicato: 2014-11-19T16:00:00+00:00


XVIII

Si sentì uno sciacquio, e abili mani meccaniche lo sollevarono, mentre un umanoide esaminava con gran delicatezza la gamba offesa. «Siete stato molto avventato e imprudente» gorgheggiò. «Vi siete fratturato il femore e la rotula, e danneggiato i legamenti del ginocchio. Avete urgente bisogno di cure».

«Non eravate tanto premurosi, quando mi davate la caccia con l'escavatore».

«Ma allora c'era la bambina con voi» disse la limpida voce flautata. «Noi seguiamo la Direttiva Suprema per il bene della maggioranza degli uomini, e appunto per questo dobbiamo lottare contro i talenti supermeccanici di taluni individui».

Lo portarono su una barella fino all'ascensore che avevano riparato, manovrando con tanta abilità da far attutire il dolore alla gamba. Sentì il calore e la luce del sole colpirlo in viso, e comprese che erano usciti all'aperto, poi, dopo un breve percorso, fu deposto su un lettuccio, in una stanzetta bianca. Abili macchine gli toglievano di dosso la tunica strappata detergendogli il sangue e la sporcizia. Un odore pungente gli tolse il respiro e qualcosa bruciò la pelle lacerata. Egli si irrigidì con un grido soffocato, mentre qualcosa gli toccava la gamba dolente.

«Non spaventatevi» disse una voce, «perché il dolore passerà subito».

Morbide dita di plastica gli sollevarono un braccio, ed egli senti che lo massaggiavano con una sostanza fredda, e poi la puntura d'un ago. Fece per protestare, ma dalle labbra secche non gli uscì alcun suono.

«Non preoccupatevi, signore» lo rassicurò un umanoide, «questa è solo la prima dose di euforide, che servirà a rilassare il vostre corpo ammaccato fin quando non avremo rimesso a posto le ossa rotte, e vi darà un senso di benessere».

Era troppo debole per protestare, e si abbandonò a un piacevole dormiveglia in cui il dolore alla gamba scomparve quasi del tutto.

Qualche tempo dopo, non seppe mai quanto, si rese conto che l'avevano trasportato nella lussuosa stanza sulle cui pareti luminose continuavano ad intrecciarsi danze campestri... un'altra volta notò che il cristallo della finestra pareva di giada... e poi d'oro... e un'altra volta ancora opaco. Mani abili e delicate lo sollevavano e medicavano le sue ferite, e talvolta la puntura dell'ago lo faceva ripiombare nell'oblio. E sempre, quando riprendeva coscienza, vedeva intorno a sé neri volti d'acciaio, cogli occhi attenti e l'espressione benevola. Una volta venne Ruth, accompagnata da un premuroso umanoide. Stringeva tra le braccia un giocattolo di pezza ed era circondata da un alone di profumo.

«Ecco vostra moglie» disse la macchina.

Gli occhi infantili di lei, così incongrui sotto l'arco delle sopracciglia depilate, perdettero l'espressione perplessa e turbata, e le labbra dipinte si atteggiarono a un sorriso, come se l'avesse riconosciuto. Allungò una mano a sfiorargli la fronte e le guance, e a Forester parve che le passasse sul viso un'ombra di consapevole tenerezza. Ma d'un tratto le cadde il pupazzo e subito le si riempirono gli occhi di lacrime, finché l'umanoide non glielo raccolse...

Un'altra volta ancora, svegliandosi, si trovò disteso su un divano, colla gamba malata su un mucchio di cuscini. Si sentiva solo e depresso, e domandò all'umanoide che gli



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