Heaven Constance - 1974 - Il castello delle aquile by Heaven Constance

Heaven Constance - 1974 - Il castello delle aquile by Heaven Constance

autore:Heaven Constance [Heaven Constance]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Google: BiX5GwAACAAJ
editore: A. Mondadori
pubblicato: 1975-01-14T23:00:00+00:00


Capitolo 9

Non credo che dimenticherò mai la mia prima visione del Castello delle Aquile. Eravamo arrivati alla villa del conte Bernstein a tarda sera, quando era già sceso il crepuscolo, e perciò avevo appena intravvisto il cupo scintillio verde delle acque mentre i cavalli ci trasportavano veloci lungo la riva del lago. Il mattino dopo, uscii a fare un giro d’esplorazione. Attraversai il giardino all’italiana, dalle aiuole fiorito di giunchiglie e narcisi, e presi un viottolo che si snodava lungo il bordo del lago.

Era una di quelle mattine di aprile inoltrato, quando il sole abbaglia; e il lago appariva di un color zaffiro scuro sullo sfondo della foresta di larici, pini e abeti, che cresceva sulla riva opposta. Il sentiero preso a salire bruscamente; sentivo attorno a me un rumore d’acqua. Piccole sorgenti gelate zampillavano gorgogliando dalla terra e scendevano veloci di roccia in roccia. Poi, a un tratto, mi trovai allo scoperto. Davanti a me si stendeva un grande prato pianeggiante con aiuole fiorite e, laggiù in fondo, sorgeva il castello. Dietro, come il fondale di un immenso anfiteatro, s’innalzavano i monti, azzurri e verde scuro, coronati di neve; e in, primo piano c’erano le favolose torri e i pinnacoli di pietra grigia e rosa, che sembravano scolpiti nella roccia viva. Una visione fantastica.

Poi, improvvisamente, il silenzio fu rotto da un colpo di pistola, seguito da un furioso latrato.

Abbandonando il sentiero, m’inoltrai sul prato. A pochi passi di distanza c’era un grosso cane bianco dal pelo ruvido, seguito da una snella figuretta in calzoni e farsetto rosso, i lunghi capelli lisci e biondi legati alla nuca con un nastro, e una pistola in mano.

«Buono, Carlos, buono» stava dicendo. Poi si voltò e mi vide. Mi venne incontro trattenendo il cane per il collare e guardandomi altezzosa. «Lei chi è? Che ci fa qui? Non lo sa che è proprietà privata?»

La somiglianza era così inconfondibile che parlai senza riflettere. «Tu devi essere Lori.»

«Come fa a sapere il mio nome?»

Il cane si era calmato e mi avvicinai. «Scusami. Tu non sai nulla di me. Sono Lisa... Lisa Heron. Sono ospite del conte Bernstein, e Herr von Falkenburg mi ha proposto di darti lezioni di musica.»

«Mio padre? Non me l’aveva detto.»

«Forse non ne ha ancora avuto il tempo. Siamo appena arrivati.»

«Papà è ancora a Vienna.» Mi guardò dubbiosa. «Non ha l’aria di un’insegnante. Forse sarà meglio che venga a parlare con zia Eva.»

«Sì, certo.» Mentre attraversavamo il prato insieme, vidi un bersaglio collocato a una certa distanza. «Chi ti ha insegnato a sparare?» domandai.

«Conrad. È un tiratore formidabile. È il figlio del conte Bernstein. Lo conosce?»

«Sì, lo conosco. E tuo padre approva?»

«Ma certo» disse sdegnosa. «Me le ha regalate papà, le pistole. Ne ho due uguali. Io sarei dovuta essere un maschio, dice papà.»

Era una strana ragazzina, snella e dritta, non bella, ma attraente con quei grandi occhi viola e le lunghe ciglia scure. Mi chiesi chi fosse stata sua madre, e se Julian l’avesse amata molto. Intanto una figura era comparsa a una delle finestre della terrazza e agitava il braccio verso di noi.



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