La musica del male by Daniela Piazza

La musica del male by Daniela Piazza

autore:Daniela Piazza [Piazza, Daniela]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858696941
editore: Rizzoli
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


10

Milano, autunno 1490

«Ma cosa sta succedendo là dentro?» Atalante guardò Zoroastro, preoccupato.

Dalla casa di Leonardo proveniva un baccano infernale. Insieme spalancarono la porta e si precipitarono oltre la soglia.

Di colpo si ritrovarono come catapultati in un altro mondo: lo spazio era popolato da stravaganti esseri sferici, cilindrici, globulari di varie dimensioni. Rosa e traslucidi, volavano per aria e rotolavano per terra, sbattendo l’uno contro l’altro e rimbalzando. E soprattutto, nella stanza regnava un frastuono terribile, quasi ci fosse un centinaio di strumenti suonati nello stesso momento ma in modo del tutto discordante, senza una partitura comune.

Spaventati, i due furono quasi sul punto di darsela a gambe: cos’era mai quella diavoleria? Dov’era il maestro? L’avevano forse divorato quegli esseri spaventosi? Abbandonati all’istinto di scappare, trovarono però richiusa dietro di loro la via di fuga. Gli esseri-palla li avevano accerchiati e li premevano da ogni lato. Non avevano più scampo.

Poi, all’improvviso, da sopra il baccano, una voce urlò, tonante: «Chi ha aperto la porta? C’è corrente! Mi si spostano i palloni!».

A un tratto, un animale mostruoso spuntò da sotto due globi: era un drago piccolo ma all’apparenza ferocissimo, pieno di spine appuntite, con grandi ali argentate e un grosso corno sulla testa.

Atalante urlò di paura. E ancor più forte urlò Tommaso, quando ci fu uno scoppio violento e apparve un nano dall’aspetto terribile. Portandosi i palmi aperti ai lati delle guance, emise un grido acutissimo e spaventoso. Poi subito sparì.

Dov’erano finiti? All’Inferno?

«Salaì, perché hai smesso di girare la manovella?»

Si resero conto solo in quel momento che la musica, se così si poteva definire, era diminuita di intensità. Poco dopo si udì un altro scoppio, il rumore si interruppe del tutto e si sentì di nuovo la voce gridare, adirata: «Ti ho detto mille volte di tenere Filippo nell’altra stanza, me li fa esplodere tutti, e chiudi la porta! Portalo via tu, Marco, per favore».

Atalante sapeva, perché il maestro glielo aveva scritto nelle lettere che si scambiavano, che Marco era uno dei servitori di Leonardo che insieme a un paio di allievi coabitavano con lui da quando, grazie alla commessa del monumento a Francesco Sforza, aveva ottenuto l’alloggio e lo studio in Corte Vecchia.

Non passò molto che il mare di esseri-palla si aprì ondeggiando e ballonzolando e tra le simboliche acque apparve l’alta figura di Leonardo. Quando vide i due visitatori sconvolti, si fermò di colpo. Un grande sorriso si dipinse sul suo viso, e si precipitò subito sui suoi amici, abbracciandoli con trasporto. «Atalante. Tommaso. Finalmente! Che gioia!»

Poco più in là, seminascosto dai palloni, li osservava un bambino bellissimo, dai folti capelli ricci e il viso d’angelo, ma con un’espressione da furfante, che rideva a crepapelle: «Dovevi vederli, Leonardo! Se la sono fatta addosso dalla paura! Che buffi!».

«Smettila, Salaì, non essere insolente! E se fossero stati dei personaggi di nobile lignaggio? Lo sai che ne capitano spesso, qui.»

«Nobili questi due?» L’ilarità del bambino raddoppiò.

Anche Leonardo scoppiò a ridere.

I due visitatori, invece, avrebbero voluto sprofondare dalla vergogna: quello che avevano tenuto per un



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