UN CAVALIERE E IL SUO RE by BERNARD CORNWELL

UN CAVALIERE E IL SUO RE by BERNARD CORNWELL

autore:BERNARD CORNWELL [CORNWELL, BERNARD]
Format: epub
ISBN: 9788830423831
pubblicato: 2010-03-29T22:00:00+00:00


Eravamo in sei: l'uomo che manovrava l'imbarcazione, Iseult e io, due

dei soldati che si erano appena uniti al nostro piccolo esercito e Alfredo.

Tentai un'ultima volta di indurlo a rimanere sull'isolotto, ma lui insistette.

«Se qualcuno deve restare», disse, «è Iseult.»

«Lei viene», replicai.

«Già.» Non fece altre obiezioni, così salimmo a bordo di una grossa

chiatta, che partì in direzione ovest. Alfredo si mise a osservare gli uccelli

che si levavano in volo, a migliaia: folaghe, gallinelle d'acqua, tuffetti,

anatre, svassi, aironi e, in lontananza, a ovest, una nuvola di gabbiani,

bianchi contro il cielo imbronciato.

L'abitante della palude ci fece scivolare, in silenzio e rapidamente, lungo

canali segreti. In alcuni momenti pareva che stessimo per sbattere contro

un canneto o un banco erboso, invece il basso scafo si incuneava in un

altro tratto di acqua sgombra da ostacoli. La marea che stava montando

fluiva gorgogliando nelle pozze, trascinando i pesci verso reti nascoste o

trappole a forma di nassa. A ovest, in lontananza, appena sotto i gabbiani,

riuscivo a scorgere gli alberi della flotta di Svein che era stata tirata in secca sulla riva.

Anche Alfredo li vide. «Perché quei danesi non si ricongiungono con le

altre truppe?»

«Perché Svein non vuole sottostare agli ordini di Guthrum», risposi.

«Come fai a saperlo?»

«Me l'ha detto lui.»

Alfredo indugiò, ripensando forse al processo intentato contro di me dall'assemblea dei savi, poi mi lanciò uno sguardo contrito. «Che tipo d'uomo

è?»

«Un guerriero formidabile.»

«Perché allora non ci ha ancora attaccato?»

Mi ero posto la stessa domanda. Svein si era lasciato sfuggire un'ottima

occasione di invadere la palude e catturare Alfredo. Come mai non ci aveva neppure provato? «Perché è più facile razziare altrove», ipotizzai, «e

non vuole eseguire gli ordini di Guthrum. Fra di loro c'è una grande rivalità. Se Svein obbedisse a Guthrum, lo riconoscerebbe implicitamente come

suo re.»

Mentre Alfredo fissava i lontani pennoni che rigavano il cielo come piccoli graffi, io indicai in silenzio una collina che si ergeva ripida sulla distesa d'acqua a occidente e il nostro pilota si avviò obbedientemente da quella

parte. Quando la chiatta raggiunse la terraferma, ci inoltrammo in un fitto

di ontani e superammo alcune baracche semisommerse, seguiti con gli

occhi dai loro abitanti, individui dall'aria cupa avvolti in luride pellicce di

lontra. Il nostro pilota non conosceva il nome del luogo, che lui chiamava

semplicemente Brant, ovvero «erta», termine che rendeva bene l'idea. Perché era veramente erta, quella collina, così alta e scoscesa, dalla cui sommità si riusciva a vedere, a sud, il Pedredan che si insinuava come un

grande serpente nel cuore della palude. E alla foce del fiume, dove banchi

di sabbia e fango scendevano verso il mare di Sæfern, scorsi la flotta danese.

Le navi erano tirate in secca sulla sponda più lontana del Pedredan, nel

punto esatto in cui Ubba aveva toccato terra prima di trovare la morte in

battaglia. Da lì Svein avrebbe potuto facilmente raggiungere a remi Æthelingæg, perché il fiume era largo e profondo, e non avrebbe incontrato ostacoli fino allo sbarramento fluviale di fronte alla fortezza in cui Leofric

l'aspettava. Volevo che quest'ultimo e la sua guarnigione venissero avvertiti per tempo dell'attacco danese e quell'alta collina non solo permetteva di

tenere d'occhio l'accampamento di Svein, ma era anche abbastanza distante

da scoraggiare un assalto nemico.



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