Ai confinidella realtà by Rod Serling

Ai confinidella realtà by Rod Serling

autore:Rod Serling
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantascienza
editore: Arnoldo Mondadori Editore
pubblicato: 1990-11-03T16:00:00+00:00


Henry Corwin percorse la strada fin oltre la Centoquattresima avenue.

La neve fredda gli fioccava sulla faccia e lui guardava con occhi vaghi le vetrine illuminate che sorpassava. Raggiunto il suo isolato, si diresse verso il bar. Camminava molto lentamente, le mani infilate sotto le ascelle. Ad un angolo, svoltò in un vicolo che portava alla porta posteriore del bar, e fu allora che gli sembrò di udire un suono.

Era un suono strano: il tintinnio dei campanelli di una slitta… o qualcosa di simile, pareva. Molto insolito e bizzarro, e anche attutito e quasi indistinto. Si fermò e alzò la testa per guardare il cielo. Poi sorrise tra sé e sé e abbassò la testa, dicendosi che i campanelli di una slitta e cose simili esistevano soltanto nel suo cervello, quel cervello stanco ed offuscato dal whisky. Ma qualche secondo dopo sentì di nuovo i campanelli, e questa volta il suono fu più forte e persistente.

Corwin si era fermato vicino alla banchina di carico di un’azienda per la lavorazione delle carni. Alzò di nuovo gli occhi a guardare il cielo e si mise a fantasticare. Sobbalzò al miagolio stonato di un gatto randagio che d’un tratto sbucò con un balzo da dietro un fusto, lo oltrepassò correndo nella neve e attraversò il vicolo fino a una seconda banchina di carico posta dall’altro lato. Con agilità felina saltò in cima a un grosso borsone di tela di sacco precariamente in bilico sullo stesso bidone, poi sparì nel buio.

Il borsone di tela di sacco finì, rovesciato, ai piedi di Corwin, dove depositò parte del suo contenuto: sette o otto barattoli e lattine vuoti, dal bordo frastagliato. Corwin si chinò, raddrizzò il borsone e raccolse le lattine dalla neve rimettendovele dentro. Poi si mise in spalla il borsone e fece per riportarlo al bidone, vicino alla banchina. Ma a mezza strada sentì di nuovo il tintinnio dei campanelli, questa volta molto chiaro e vicino, e si bloccò per la seconda volta, fissando il cielo a occhi spalancati.

Mescolato a quello dei campanelli, c’era adesso un altro suono che lui non seppe descrivere, nemmeno a se stesso, se non come il battito di zoccoli sulla neve, zoccoli di animali, numerosi e veloci ma molto piccoli. Sconcertato, lasciò lentamente andare la borsa di tela di sacco, che scivolò giù dalla schiena e ancora una volta riversò a terra il suo contenuto. Corwin abbassò gli occhi, poi se li strofinò, batté le palpebre e tornò a guardare verso terra: dalla borsa aperta sporgevano il muso di un camion-giocattolo, il braccio e la gamba di una bambola e altre parti di quelli che evidentemente erano giocattoli di ogni tipo e dimensione. Cadde sulle ginocchia e cominciò a vuotare il borsone. Ne tirò fuori il camion e la bambola, poi un teatrino, una scatola su cui era scritto “Treno elettrico”, e lì si fermò, rendendosi conto che tutto il contenuto doveva essere analogo. Si lasciò sfuggire un’esclamazione di sorpresa felice, rificcò tutto dentro la borsa, si mise questa in spalla



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