Al lavoro con il cuore by Leah Weiss

Al lavoro con il cuore by Leah Weiss

autore:Leah Weiss [Weiss, Leah]
La lingua: ita
Format: epub
editore: HarperCollins Italia
pubblicato: 2018-06-04T16:00:00+00:00


LE DUE FRECCE

Tra le parabole tradizionali del buddhismo c’è quella della freccia. Buddha chiede ai monaci qual è la differenza tra chi pratica la meditazione e chi non la pratica. I monaci però non rispondono e sfidano Buddha a farlo. Egli suggerisce che, quando i non praticanti provano dolore, «si agitano, gridano, piangono, si percuotono il petto, perdono il senso della realtà, e quindi fanno esperienza di due dolori: quello fisico e quello mentale».

Buddha usa la metafora delle due frecce: la prima è il dolore stesso, che è inevitabile e fa parte della vita; la seconda è la resistenza-ossessione che aggiungiamo al dolore. Ci pensiamo in modo ossessivo o lo rifuggiamo, distraendoci ed evitandolo a tutti i costi. Non c’è via di fuga dalla prima freccia, mentre dalla seconda sì; chi pratica la meditazione avverte la prima e non la seconda perché, anziché resistere ed evitare quel dolore, decide di affrontarlo. Un mio studente ha detto: «Divento frenetico. Quando mi viene in mente un pensiero negativo penso subito a un’altra cosa che non funziona o potrebbe non funzionare. È una specie di cascata di emozioni negative». In tanti soffriamo a causa dell’attenzione focalizzata sugli aspetti negativi. Nel corso delle giornate siamo aggrediti da dolori, rimpianti, delusioni, insicurezze e fallimenti che ci scagliano addosso non una o due frecce, bensì decine, centinaia, migliaia. Ci sentiamo stressati e, per evitare l’ansia, ci lasciamo distrarre da un’attività non rilevante o comunque meno importante. Oppure ci diamo al cyberloafing (cioè perdiamo tempo davanti al computer o altri dispositivi, un comportamento ormai documentato)* e costiamo ai nostri datori di lavoro miliardi di dollari di produttività sfumata.4

L’autocompassione è l’antidoto a questa sofferenza superflua. Ci chiede di essere vulnerabili e questo mette a disagio molti di noi, soprattutto in ambito lavorativo, ma tale disagio è un aspetto fondamentale della nostra crescita, tanto personale quanto professionale. Non possiamo licenziare le parti di noi che non ci piacciono, ed è importante guardare in faccia gli errori commessi e ciò che ci ha condotto a essi, per quanto difficile. Effettuare una sorta di ricognizione completa di noi stessi richiede coraggio, responsabilità e vulnerabilità.

In tanti abbiamo la tendenza ad analizzare razionalmente le esperienze difficili o a minimizzare i momenti imbarazzanti usando l’ironia o il cinismo. Ma le battute ci impediscono di aprirci a pratiche e processi mentali nuovi che ci permettono di crescere. Durante un ritiro a cui partecipai a diciannove anni, l’insegnante mi disse: «Se non sai essere un po’ sdolcinata, non potrai mai essere libera». E aveva ragione: se ci sforziamo continuamente di evitare di apparire deboli o di fare brutte figure, non siamo in grado di esprimere una gamma completa di emozioni, non possiamo essere autentici.

Molte persone non si concedono di provare l’intera gamma di emozioni sul lavoro. Per abbattere questo muro mentale dobbiamo uscire dalla nostra comfort zone e inoltrarci in territori sconosciuti e rischiosi. Ci vuole coraggio per ammettere che i nostri comportamenti abituali non funzionano più, ma colpevolizzarci, evitare situazioni in cui potremmo fare una



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