All'Erta, Sentinella! by Matilde Serao

All'Erta, Sentinella! by Matilde Serao

autore:Matilde Serao [Serao, Matilde]
La lingua: ita
Format: epub
editore: CreateSpace Independent Publishing Platform
pubblicato: 2012-12-19T23:00:00+00:00


Ventidue per cento

22 0/0 — proprio, ventidue per cento.

E seguitava: «… da la banca Palmieri, via Santa Brigida, numero 114, primo piano, dalle 10

alle cinque.» Niente altro. Dopo cento passi in Toledo, l’interesse della banca era salito già del due per cento, dal venti al ventidue. Intorno al distributore dei manifesti vi era una piccola folla che glieli strappava di mano, mentre appena appena egli riesciva a staccarli l’uno dall’altro perchè erano umidi. Eleonora Triggiano serbò anche quello, macchinalmente nel suo manicotto. Dopo Santa Brigida il movimento popolare si calmava un poco, la fiera delle bancarelle cessava lì: ma i grandi magazzini, i bei magazzini avevano esposto le più belle cose, dai diamanti alle sete, dai pasticci di fegato grasso ai dolci finissimi. La folla diventava più lenta, più elegante, più aristocratica. Ancora un gruppo si fermava innanzi a un gran manifesto attaccato al muro, da poco, dove la banca Costa dichiarava che per la riuscita di alcune sue operazioni all’estero, si trovava nel caso di favorire i suoi depositanti del ventitrè per cento in oro e del venticinque per cento in carta. Il cartellone era ampio, i caratteri grossi e era firmato: Banca Costa e Compagnia. Aveva un’aria più decorosa e quel venticinque per cento, in carta, faceva certo un effetto mirabile su quanti leggevano poichè restavano fermi, attoniti, leggendo una seconda volta. Dove la folla ricominciava era innanzi ai nuovi magaz-80

zini del dolciere Caflisch, tre magazzini smaglianti di cristalli, di marmi di bomboniere variopinte, di dolci d’ogni specie: una folla che entrava ed usciva dalle due botteghe e risaliva nelle carrozze, nelle carrozzelle, carica di cartocci, di bottiglie incartate, di canestrini, di cassette di legno greggio.

Un andirivieni, come al palazzo Faucitano, alla banca Ruffo-Scilla.

Eleonora Triggiano era entrata per comperare dei dolci: voleva regalarne alla sua gente di servizio, alla portinaia, a certi poveri bimbi del vicinato, come faceva ogni anno, rendendo felice tutta questa piccola gente. Ma le convenne aspettare, tanta era la folla nei tre magazzini: prese uno sga-bello di ferro e sedette pazientemente, come varie altre signore erano sedute. La maggior golosità napoletana, la maggior ricerca era per i dolci natalizi il sosiamello fatto di una pasta lucida giallo-bruna, assai dura, dove entravano il miele e le mandorle, in quantità; il mostacciuolo fatto di fior di farina, di cioccolatte, di conserva di frutta, duro all’apparenza, morbido in sostanza e liquefacentesi in bocca; per l’aristocratica, la pasta reale, rosea, verde, bianca, fatta di mandorle e di amarena, di mandorle e pistacchio, di mandorle e zucchero fitto bianco: questi dolci assumevano tutte le forme geometriche, rotonde, a rombo, a quadrilatero, a forma di panini, a cuore, a rettangolo, di tutti i colori, promettenti tutte le dolcezze: se ne faceva un consumo enorme, gli ordini per mandarne delle cassette in provincia erano presi da due commessi, che non cessavano di scrivere nei loro registri.

Ma anche i pasticcini, i pasticcini francesi, di tutte le forme, tutti i colori, con tutte la creme, chiare, brune, gialle, bianche, rosee, anche questi pasticcini,



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