Altre concupiscenze by Giorgio Manganelli
autore:Giorgio Manganelli [Manganelli, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2022-01-12T23:00:00+00:00
[Presentazione]
Non ho mai conosciuto Tommaso Landolfi; ben pochi lo hanno conosciuto; ho oscuro ricordo di una sua fotografia â o mi sbaglio? I suoi libri recavano la bandella bianca, senza notizie sullâautore o imbonimenti per il lettore; e quello spazio era bianco, era stampato «per volontà dellâautore». Quando vinse uno dei premi più mondani dâItalia, il Premio Strega, egli pose una condizione: che in nessun caso si sarebbe presentato a ritirare il premio; e fu lâeditore ad andare. Fu uomo solitario, bizzarro, schivo non per timidezza, ma per una sorta di disdegno, di furore, di irrisione. Era nato a Pico, un borgo aspro, un poco banditesco, tra Roma e Napoli, ma poi era andato a vivere a Sanremo, dove poteva indulgere al suo grande e violento vizio, il gioco, che visse con ira e devozione dostoevskiane. Nella letteratura italiana di questo secolo è certo tra i massimi, con Savinio, finalmente scoperto, con Delfini, ancora da scoprire. Non è mai stato scrittore popolare, ma il suo prestigio tra chi ama la letteratura è sempre stato assai alto. Ebbe elogi anche da chi gli era criticamente e intellettualmente estraneo. Ebbe la gloria di essere uno scrittore inutile. I suoi libri affascinano perché contengono attente contraddizioni, e la sua prosa magra, senza sorriso, ma in nessun caso «parlata», si porta appresso immagini di orrore, di sgomento, di decadenza, di spregio. Il nucleo del discorso di Landolfi â e lo si vede da questo splendido Mar delle Blatte â è il disgusto, lâescremento, qualcosa che partecipa, assurdamente, delle qualità del metallico e del cadaverico, del siliceo e del decomposto. Talora la sua prosa si inasprisce di parole rare, sgarbatamente precise, vecchie in modo che direi marinaresco, non dotto; sanno di catrame e sale, non di dizionario; mi delizia, questa prosa, quando si finge casuale, distratta, giacché una delle squisitezze di Landolfi sta proprio in questo maneggiare sciatto, indifferente, il segno, la materia della decomposizione. Cambia il piano, il livello del racconto senza ricorrere ad alcun artificio drammatico, quasi i suoi racconti procedessero per distrazione; e infatti mi accorgo dâaver toccato uno dei segreti della sua arte di narrare, di coltivare una «distrazione di precisione», di non guardare mai lâoggetto del racconto, ma di usarlo â e intendo la parola anche per i suoi connotati un poco sudici, sudore e corpo â tangenzialmente, come se in verità egli dovesse parlare dâaltro, qualcosa di non parlabile.
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