L'incendio by Cecilia Sala

L'incendio by Cecilia Sala

autore:Cecilia Sala [Sala, Cecilia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-07-24T12:00:00+00:00


L’odio

Per capire perché gli ucraini non si fidino di questa Russia e perché il loro rancore – dal 2014 in poi – si è trasformato in una forma d’odio molto difficile da curare se non in generazioni, bisogna considerare che abbiano ragione quando dicono: «La guerra è iniziata prima che voi ve ne accorgeste».

A Kyiv, Kateryna mi ha portata a un concerto punk rock. Sul palco ci sono i Sobaky v Kosmosi (I cani del Cosmo), la band di Serhij Žadan, uno scrittore ucraino famoso tradotto in molte lingue, anche in italiano. Serhij mi ha invitata dietro il palco, nei camerini con i suoi musicisti, con amici e fidanzate, tutti davanti a un tavolo pieno di birre e vodka e bicchieri di plastica. Lui viene dall’Est russofono ma, come scelta politica, ha studiato filologia ucraina all’università e, anche se guadagna di più facendo l’artista, per un periodo ha insegnato ucraino ai bambini delle medie e delle elementari. La lingua russa in Ucraina non è mai stata vietata, ma è stata tolta dall’elenco delle lingue ufficiali. Significa che le carte d’identità e gli altri documenti sono scritti esclusivamente in ucraino, e che – ma questo è vero soltanto in teoria – non si insegna più il russo nelle scuole.

Il concerto inizia e Serhij si presenta sul palco con il chiodo di pelle e il ciuffo biondo in mezzo alla testa rasata. A casa sua la guerra è quotidianità da nove anni e tra i suoi fan ci sono molti combattenti e reduci del Donbas. Anton Norokov mi racconta che quando i separatisti hanno preso la sua città, visto che lui aveva partecipato a una marcia di EuroMajdan, lo hanno chiuso dentro una gabbia in un sotterraneo: è rimasto lì per settimane e gli davano da mangiare ogni due giorni. È riuscito a scappare per la clemenza di un «nemico», un separatista che era stato suo compagno di banco a scuola da bambini. Anton si era risparmiato anche le torture in cella grazie a questa amicizia.

Con lui c’è Sokil: «Io non sono nato in Donbas, ci sono andato per combattere e sono tornato così». Sokil è un palestrato con una gamba finta e una scheggia di proiettile conficcata alla base del cuore: «La tecnica russa è quella di colpire un uomo senza finirlo. I cecchini lo lasciano sul terreno, ferito, e poi aspettano che arrivino i suoi a soccorrerlo. A quel punto ne hanno di più davanti, e in una posizione di debolezza perché sono in una missione di soccorso: è quello il momento in cui sparano per uccidere». Questo succedeva in Ucraina prima del 24 febbraio 2022, e ogni settimana i telegiornali mandavano in onda le foto di ragazzi morti nell’Est.

Sokil era un amico di Yaroslav Zhuravel, combatteva nella sua squadra. Zhuravel lo conoscono tutti a Kyiv e in Ucraina. Una volta è penetrato per 300 metri oltre le linee dei separatisti riuscendo a rubargli delle armi e a tornare indietro. Voleva dimostrare che i fucili in uso ai separatisti erano quelli dell’esercito russo.



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