A pugni chiusi by Massimo Recalcati

A pugni chiusi by Massimo Recalcati

autore:Massimo Recalcati
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2023-05-04T09:10:03+00:00


52 “La Stampa”, 31 luglio 2022.

Il miracolo della nascita53

Nel racconto cristiano la nascita di Gesù realizza il miracolo dell’incarnazione: Dio si rende pienamente umano assumendo la figura di un bambino inerme. Ma qualcosa di miracoloso avviene, in realtà, in ogni nascita. Dovremmo infatti imparare a vedere in ogni nascita una promessa di salvazione del mondo dalla brutalità e dalla violenza della morte. Non si tratta solo di un evento naturale che risponde alle leggi universali della vita. Il miracolo della nascita è quell’evento singolarissimo che rende la vita unica sin dal momento del suo primo respiro. La sua festa è la festa che consacra l’inizio: nella nascita di un figlio rinasce ogni volta il mondo. Agli occhi dei suoi genitori le stesse cose di prima non saranno più le stesse, il mondo come lo conoscevamo prima cambia necessariamente il suo senso. Tutto resta, in realtà, come prima, ma nulla è più come prima. Ogni nascita (anche quella di un amore, di un’amicizia o di una passione) rinnova così il miracolo della creazione del mondo, prolunga la sua genesi. Accade anche nella creazione dell’opera d’arte. L’artista, facendo nascere un’opera, non si limita a rappresentare un mondo che già esiste, ma mette al mondo un nuovo mondo. In questo senso in ogni nascita si rinnova il miracolo – splendido e atroce – della vita. La luce della nascita non può infatti essere mai separata dal destino mortale che essa impone. La vita emerge dal buio, dal sangue, dalle viscere, dall’ombra, dal fango. Viene al mondo solo attraverso il grido della sua assoluta inermità iniziando a morire con il primo respiro. Non a caso gli esseri umani possono sentirsi profondamente attratti dalle rovine, dai resti che non vogliono morire e che continuano a vivere contro l’inesorabilità del tempo.

La poetica ormai classica di Giorgio Morandi, come quella contemporanea di Anselm Kiefer, celebrano in modo straordinario la dimensione luminosa di ciò che resta, di ciò che non vuole morire, di ciò che vuole continuare a nascere. È anche un grande tema biblico: la salvezza si trova sempre in ciò che resta, in un “resto che ritornerà”, come dichiara Isaia. Nel “giusto” Noè o nel piccolo Mosè salvati dalle acque, in Gesù risorto dal buio del sepolcro. Sono delle profonde immagini della nascita che si ripete attraverso la morte. Non a caso nella lingua ebraica la parola sheerìt, che significa “resto”, è composta dalle stesse lettere (reshìt) che significano “inizio”. Perché, come ricordava Hannah Arendt, gli esseri umani non sono fatti per morire ma per nascere innumerevoli volte. Gli urti traumatici della pandemia e della guerra hanno mostrato il carattere tetro del potere della morte. La vita è sembrata cadere soccombendo di fronte alla violenza ingovernabile del male. Ma festeggiare oggi il miracolo della natività significa riconoscere che la vita non si arrende a quel potere. Siamo responsabili anche della nostra nascita, diceva paradossalmente Sartre. Ma come è possibile esserlo? È necessario un “Sì!” anche per nascere. È necessario dire “Sì!” alla vita per vivere.



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