Parigi lato ferrovia by Alessandro Perissinotto

Parigi lato ferrovia by Alessandro Perissinotto

autore:Alessandro Perissinotto [Perissinotto, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Contromano
ISBN: 9788858133453
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-06-06T22:00:00+00:00


6.

Si potrebbe andare tutti quanti al tuo funerale

Faites vos jeux... Rien ne va plus... Diciotto, rosso, pari

Non bisogna essere dei fini conoscitori della capitale francese per sapere che a Parigi ci sono almeno due cimiteri in cui la gente famosa fa a gomitate per trovare un posto (senza fretta, s’intende); per questo stesso motivo, c’è gente non famosa che fa a gomitate per vedere le tombe di quelli che hanno trovato posto; un po’ come assistere a un’edizione del Grande Fratello VIP o dell’Isola dei Famosi con durata eterna.

Forse perché a me sembrano eterni anche cinque minuti di qualsiasi reality, io non appartengo alla folta schiera di quelli che visitano le sepolture delle celebrità, però devo ammettere che i cimiteri parigini hanno un certo fascino e, poiché è uscito il 18 e siamo nel quartiere di Montmartre, io partirei proprio dal Cimetière de Montmartre che, detto tra noi, è quello che ha più caractère. Il mio consiglio è di andarci all’imbrunire, diciamo un’ora prima che chiuda o che il buio sia totale, e questo perché, con l’approssimarsi del tramonto, i viali alberati si svuotano di gente e si riempiono di corvi che conferiscono all’insieme la giusta atmosfera gotica. E poi, a quell’ora, gli edifici intorno diventano delle romantiche silhouette messe lì a disegnare il profilo più complesso della collina. Caratteristica di questo camposanto è infatti quella di essere completamente circondato da case con i balconi affacciati direttamente sulle tombe; anzi, sul lato sud-est, quello più in alto, in tempi recenti sono state costruite delle villette a schiera in cemento a vista che, per dimensioni ed architettura, sembrano richiamare le cappelle funerarie allineate un paio di metri più sotto.

All’ingresso del cimitero si trova, immancabile, il pannello con l’elenco delle persone illustri che lì soggiornano; ogni nome è affiancato dalla professione o dal motivo della celebrità: André-Marie Ampère, fisico; Hector Berlioz, compositore; Dalida, cantante; Annie Fratellini, clown; Jacques Offenbach, compositore... A meno che il pannello non sia stato cambiato (ma io ho la foto che prova quello che sto per dire), c’è un solo nome che non è accompagnato da alcuna indicazione, quello della Dame aux Camélias (Alphonsine Plessis). Immagino che al momento di redigere l’elenco, i funzionari si siano interrogati e abbiano indetto un paio di riunioni: «Cosa scriviamo come professione?». «Cortigiana». «Non suona bene, specie per una che ormai è morta. Dei morti non si dice che...». «D’accordo, ma non è mica diventata famosa per aver scoperto il radio». «No, quella è madame Curie...». «Appunto».

Alla fine devono essersi risolti a non scrivere nulla, come se si trattasse di una dimenticanza. O forse hanno pensato che era inutile, tanto sulla Dame aux Camélias aveva già scritto tutto uno il cui nome, sul pannello, si trova qualche riga più sotto: Alexandre Dumas figlio. Senza contare che poi era arrivato quell’altro, quell’italiano, Giuseppe Verdi, che quella storia l’aveva messa in musica:

Libiamo, libiamo ne’ lieti calici,

che la bellezza infiora;

e la fuggevol, fuggevol ora

s’inebrii a voluttà.

Libiam ne’ dolci fremiti

che suscita l’amore,

poiché quell’occhio al core

onnipotente va.

Libiamo, amore, amor fra i calici

più caldi baci avrà.



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