Gli Incontri by Montanelli Indro

Gli Incontri by Montanelli Indro

autore:Montanelli, Indro
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biografie
ISBN: 9788817001731
editore: Perseo Libri
pubblicato: 1969-01-31T16:00:00+00:00


IRENE BRIN

Io credo di essere, fra gli amici d’Irene Brin, l’ultimo rimasto a chiamarla ancora Mariù.

È il suo nome vero, e mi evoca nella memoria il ricordo di una ragazza timidissima, che ogni tanto calava da Genova a Roma con sua madre e sua sorella, con loro prendeva alloggio al Flora, e aveva paura a girar sola per le strade della capitale. In questa paura c’entrava anche, ma non soltanto, la miopia che già l’affliggeva. Più ancora c’entrava, e tuttora c’entra, un’ipersensibilità morbosa e malaticcia, che fa di questa donna una delle più stravaganti e difficili creature del nostro tempo. La pelle morbida e leggera di Mariù era, com’è la pelle d’Irene Brin, fatta di un tessuto molto simile a quello delle ali dei pipistrelli e in genere degli animali che volano alla cieca, col radar. Senza discernere il volto degli uomini, essa sente la loro simpatia e antipatia, misura il loro grado di raffinatezza о di volgarità con la stessa precisione con cui, nel retrobottega di un robivecchi, essa distingue al tatto un quadro d’autore da una crosta, e indovina il contenuto di un libro dalle rughe della sua costola.

Vent’anni fa (com’è triste dire “vent’anni fa”, parlando di noi, Mariù!), essa appena cominciava ad esser nota in giornalismo, per via di certi trafiletti che veniva pubblicando sul Lavoro di Genova, agrodolci e sottili, pieni di notazioni originalissime, un po’ manierati secondo il suo stile. L’aveva scoperta Giovanni Ansaldo, che poi doveva affidarla a Longanesi, l’impresario di tutti noi, il quale a sua volta ne avrebbe fatto la scrittrice a successo del settimanale a successo Omnibus. Certo, essa non prevedeva quella folgorante carriera, ai tempi in cui noialtri si faceva tutti la fila nell’anticamera dei grandi quotidiani, e lei si contentava di tenerci compagnia. Una squisita compagnia, debbo dire, ma difficile da mantenere in equilibrio, con quel suo temperamento ombratile e facile ad appannarsi. Una volta la feci piangere disperatamente, ricordo, e ancora ne arrossisco per la vergogna: per la vergogna soprattutto di non riuscire nemmeno oggi a rendermi conto di come l’abbia ferita. S’era nel 1938, Mariù era già diventata da qualche anno Irene Brin, cioè la firma di gran lunga più grande fra quelle femminili italiane; era già moglie felice di Gaspare Del Corso; poteva infischiarsi, materialmente e moralmente, di chiunque. Cosa posso averle detto di sì sconvolgente, io che le voglio bene? Se ben ricordo avevo inteso scherzare un po’, da collega a collega, sulla perfidia di certe sue notazioni di costume, tanto più pungente quanto più era garbata e sottile. Insomma, intendevo rivolgerle un complimento. Mariù scoppiò in lacrime, pareva che stesse per dissolvercisi addirittura, il labbro inferiore le tremava, i singhiozzi le rompevano la voce, solo i bambini ho visto piangere nella mia vita così, e lei doveva avvicinarsi ai trent’anni. Dovetti condurla, confuso e irritato contro me stesso, fuor di redazione, la feci sedere su una panchina dei giardini pubblici, le presi una mano fra le mie, e non so chi mi trattenne dal comprarle un cerchio, una bambola e un trenino elettrico.



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