Attila. La tempesta dall'Oriente by Louis De Wohl

Attila. La tempesta dall'Oriente by Louis De Wohl

autore:Louis De Wohl [Wohl, Louis De]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Historical
ISBN: 9788817041287
Google: 1KmVRAAACAAJ
editore: Bureau Biblioteca Univ. Rizzoli
pubblicato: 2010-10-15T22:04:19+00:00


Un altro sacco da cinquanta libbre. Sei - sei era tutto quanto gli abbisognava. Lunga era la via dal Danubio a Corinto. Lo avrebbero inseguito certamente, e se l’avessero preso… Rabbrividì e continuò a pesare. Ma le voci si erano rifatte vive. Pesare e contare… E se prendesse un pochino di qua, un pochino di là? Nessuno se ne accorgerebbe. Mezza libbra da ciascuno dei prossimi dodici sacchi: non se ne avvedrebbero. Poi potrebbe mandare una delle sue schiave a Naisso, e di là… No, impossibile. Prima o poi la ragazza si sarebbe accorta di quello che portava e lo avrebbe rubato… come aveva rubato lui.

Rubato? Non aveva rubato, non ancora.

Ma fra poco. Si ha diritto alla propria vita, si ha il diritto di salvare la propria famiglia. Ma… non col furto, non con l’oro altrui! Taci e lavora.

Taci, tu! Duemilacinquecento. Un altro sacco da cinquanta.

Ancora sei libbre, sei miserabili libbre! Il kan non lo saprebbe mai, non se ne avvedrebbe mai, pur di usare un po’ d’abilità. Le guardie del campo lo conoscevano. Nessuna difficoltà; bastava dire: “Ordine del kan”.

E fuori erano legati due cavalli, buoni cavalli, veloci. Al risveglio del kan sarebbe stato a molte miglia di distanza. Bastava prendere uno solo di quei sacchi per essere ricco tutta la vita. Poteva salvare la famiglia e vivere senza pensieri. Quando se ne prendono sei, se ne possono prendere anche cinquanta, è lo stesso. Progetti e pensieri ronzavano da tutte le parti.

Improvvisamente si drizzò. - Ma non voglio rubare. Non ho mai rubato.

Assolutamente non voglio rubare. Si accorse di aver parlato ad alta voce e si guardò in giro, spaventato a morte.

Ma era solo, solo, in una solitudine senza confini. Gli schiavi dormivano nella loro tenda, ed egli era solo solo con l’oro, l’oro dell’imperatore, ammassato da ogni parte, spremuto dagli esattori a migliaia e migliaia di poveri diavoli. Forse, misto a quello, c’era anche l’oro di suo padre, un paio di misere monete, che gli avevano strappato. Era tanto facile prenderne sei libbre, e se un giorno fossero mancate… No, non sei, non la somma giusta della quale abbisognava. Che stupido a non averci pensato!

Non sei: dieci o dodici. Oppure poteva dire al kan che alcuni sacchi non erano del peso giusto, che avevano tentato di imbrogliarlo. No, nemmeno questo avrebbe servito: non poteva affidare a nessuno le sei libbre; doveva recarsi in persona a Corinto. Non c’era che un’unica possibilità,: prendere uno di quei sacchi, sellare un cavallo e galoppar via, il più rapidamente possibile. Cavalcare tutta la notte, e tutto il giorno e la notte appresso. Un sacco pieno d’oro e la vita d’un ladro: ecco tutto! Un sacco pieno d’oro e una vita da ladro. Duemilacinquecentocinquanta.

Contava e pesava, come in un accesso di febbre: il sudore gli scorreva dal corpo, le mani si erano fatte appiccicose. Duemilaseicento, seicentocinquanta, settecento, settecentocinquanta.

Che pazzia, continuar a contare perdendo un tempo prezioso! Magari era già tardi. No, no, inutile sperare che alla mattina il kan fosse più clemente.

Non ritirava mai una decisione.



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