Cantone Raffaele - 2010 - Operazione Penelope by Cantone Raffaele

Cantone Raffaele - 2010 - Operazione Penelope by Cantone Raffaele

autore:Cantone Raffaele [Cantone Raffaele]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Political Science, Comparative Politics, originale
ISBN: 9788852024528
Google: P3C316J7aOMC
editore: Mondadori
pubblicato: 2012-04-02T22:00:00+00:00


Il grande business della «monnezza»

Per comprendere meglio il paradosso della ciclica emergenza che contraddistingue il sistema dei rifiuti in Campania bisogna partire da dove tutto è cominciato. Ovvero da chi avrebbe dovuto occuparsi della raccolta e dello smistamento della spazzatura, un servizio sociale primario e importantissimo in qualsiasi società evoluta. I famigerati consorzi, appunto.

Nel 2008, contemporaneamente alla nomina di Gianni De Gennaro a supercommissario straordinario per l’emergenza, l’allora governo Prodi ne aveva preannunciato lo scioglimento, ritenendoli evidentemente una delle concause della grave situazione che si era creata. Un’operazione che si è rivelata lunghissima e faticosa a causa delle enormi resistenze che ha generato.

Ma che cos’erano, in realtà, i consorzi e, soprattutto, come mai hanno finito per costituire spesso un ostacolo alla missione per cui erano stati creati?

La loro data di nascita è il 1993, quando una legge regionale ne istituì diciotto in tutta la Campania. Questi consorzi, detti «di bacino», riunivano diversi comuni adiacenti e avrebbero dovuto garantire un’ottimale e più razionale gestione dello smaltimento dei rifiuti e della raccolta differenziata, anche sotto il profilo economico.

Mutuando un sistema che aveva avuto successo in altre regioni italiane, venne introdotta la possibilità di creare società miste, pubbliche e private, di modo che il consorzio potesse meglio operare per realizzare i propri obiettivi. Purtroppo, in Campania questa esperienza si è rivelata nella pratica in gran parte dei casi decisamente fallimentare, dimostrando come strutture che in teoria dovrebbero generare una maggiore produttività, una volta operative possono diventare in alcuni casi un esempio di inefficienza.

Nella già citata relazione al Parlamento, la Commissione parlamentare antimafia ha definito i consorzi «impropri ammortizzatori sociali, a causa del pesante fardello di lavoratori non impiegati in alcuna attività connessa al ciclo dei rifiuti». Malgrado il linguaggio burocratico, la sostanza è più che comprensibile.

D’altra parte, diverse inchieste giornalistiche, tra cui un servizio illuminante della trasmissione «Report», hanno documentato come i numerosi dipendenti di quelle strutture passassero la giornata a giocare a carte, pur essendo regolarmente retribuiti, e in che modo generoso fossero pagati i membri dei consigli di amministrazione e i direttori generali. C’è di più: i consorzi avrebbero dovuto occuparsi soprattutto della raccolta differenziata, cosa che non hanno quasi mai fatto. E quando sono state create società miste, come si è visto, sono emerse in diversi casi pesanti infiltrazioni della criminalità organizzata.

Carichi di dipendenti spesso inutili, o comunque a lungo inutilizzati, e dalla fedina penale talvolta poco rassicurante, i consorzi si sono così rivelati inservibili carrozzoni, ma anche serbatoi di voti di scambio nelle mani dei clan, da gestire a favore dei politici locali.

Tutto ciò mentre i rifiuti continuavano ad accumularsi indistintamente, rendendo il loro smaltimento sempre più difficile.



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