Chiamatemi Cassandra by Marcial Gala

Chiamatemi Cassandra by Marcial Gala

autore:Marcial Gala [Gala, Marcial]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788838944093
Google: XkJgzwEACAAJ
editore: Sellerio
pubblicato: 2022-06-15T09:36:02+00:00


Sono nel cortile della scuola, ha piovuto, quindi il pavimento a scacchi è pieno di foglie gialle di mandorlo e c’è un odore piacevole che sale su per il naso e fa venir voglia di starnutire, e sulla testa calva del busto di José Martí si è posata una farfalla nera che apre e chiude piano le ali come se avesse tutto il tempo del mondo. Ho undici anni e un compagno ha deciso di picchiarmi perché ho guardato la sua ragazza. Non mi piaceva particolarmente la sua fidanzata, però era bello sedersi accanto a lei e vedere come la sua abile mano disegnava cavalli sul quaderno di matematica, cavalli alati che mi facevano tornare a Ilio e ricordare l’immensa pianura dove mio fratello Ettore mi aveva insegnato a cavalcare, molto prima dell’apparizione di Paride con Elena che ci condusse alla disgrazia. La ragazza, slanciata e flessuosa, a quanto pareva una giocatrice di pallavolo, nel percepire che la osservavo sollevava il foglio e mi mostrava quei palafreni che correvano nella pianura della pagina fatta di linee parallele, e quando lei sorrideva io sorridevo, questo e nulla più, eppure era bastato perché il ragazzo, capelli irsuti e gambe sempre inquiete che non smettevano mai di muoversi mentre il professore cercava di proseguire con la lezione, mi prendesse in antipatia e mi mandasse un bigliettino strappato dal quaderno che diceva soltanto: «Ci vediamo a ricreazione, Senza Ossa, occhio che ti taglio le palle».

Io ero già praticamente senza palle prima che lui mi minacciasse.

Suona la campanella, brusca come il fischio di un treno che avanza per la pianura dell’ovest. Gli adolescenti scappano dall’aula senza aspettare che la professoressa di inglese finisca di leggere la poesia di Milton.

«And welcome thee, and wish thee long», dice la professoressa solo per me, guardandomi con quei suoi occhi profondi, più grandi del viso, e poi raccoglie le cartelline dalla scrivania e mi sorride con pazienza infinita, e siccome io continuo a guardarla mi chiede, seria: «Ti è piaciuta la poesia?».

«Yes, teacher».

«Ora puoi andare», dice allora.

Esco per la ricreazione, Atena mi ha promesso che non farà la difficile e combatterà accanto a me. Il ragazzo mi aspetta al centro dell’area giochi con le braccia sui fianchi, è alto per la sua età, io sono il più basso della classe, appena più alto di un bambino di quinta elementare e siamo già alle medie. Non sono un contendente alla sua altezza e lui lo sa, eppure vuole darmi una lezione e gli adolescenti, femmine e maschi, cominciano a circondarmi e uno dice: «Il primo che picchia vale doppio», e un altro: «Dateci dentro, eh».

«Comincia tu, dagli un pugno in mezzo agli occhi», mi incita Atena, trasfigurata nel corpo di Obatala, «su».

Mi avvicino.

«Perché guardavi la mia ragazza, Senza Ossa di merda?», chiede lui e la voce gli esce infantile, quasi innocente. È il più giovane della classe, e insieme il più alto.

«Disegna molto bene», gli rispondo.

La risposta non gli piace e mi picchia, forte, sulla faccia, tanto che cado nella polvere.



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