Come l'arancio amaro (Italian Edition) by Milena Palminteri

Come l'arancio amaro (Italian Edition) by Milena Palminteri

autore:Milena Palminteri [Palminteri, Milena]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2024-06-26T00:00:00+00:00


21

L’estate a San Marco si assottigliava a coda di sorcio.

Una stagione smozzata, i villeggianti nella masseria erano annoiati, palle da biliardo sparigliate da un pallino impazzito nel bel mezzo di una partita.

Stefano ogni giorno aveva sollecitato il padre per un rientro anticipato da Sarraca. I brevi viaggi per l’iscrizione all’università lo avevano innamorato di Palermo. Gli agrumi di tutti i giardini rimandavano l’oro del sole, le signorine nelle strade del centro agitavano frange nei vestiti e nei capelli acconciati à la garçonne, era la moda del charleston. Stefano nella nuova gioia di vivere avrebbe fatto presto a scalzare la delusione e l’umiliazione che Sabedda gli aveva riservato.

La partenza di lei per Santa Margherita, vissuta come ulteriore sfregio, gli aveva fatto chiudere il capitolo della sua vita a lei dedicato. Gli amici e i parenti con malizia gli narravano delle personali esperienze in città, ancora di più eccitandolo nell’avventura.

Donna Rosetta anche lei aveva insistito con il fratello don Rosario per un immediato ritorno.

Ritualmente informata della gravidanza della nuora, avrebbe dovuto considerare liquidata l’ossessione di un erede Cangialosi. Ma troppo presto era finito quel suo progetto di amore ancillare e fertile tra Carlo e Venera, e ora la noia si riprendeva tutta la sua vita. Era tempo di cercare nuovi stimoli per mettere all’angolo Nardina e relegarla per sempre nel ruolo di intrusa.

In paese invece la picciotta le mordicchiava il suo onorevole stato di prima baronessa e a palazzo Cangialosi, lei unica e incontrastata padrona di casa, era tutto un movimento di amici e parenti in visita di congratulazioni.

Silviuccia pensava alla riapertura della scuola ma, dopo una estate funesta, rivedere amiche e compagne aveva il sapore di una festa.

Don Rosario, solo per abitudine a mostrare contraria opinione, avrebbe voluto dire di no. Invece, sapendosi a breve libero della presenza di Stefano e dispensato dall’imbarazzo di dovergli dar conto delle sue spese, diede il suo benestare al rientro. E fu così magnanimo che quando comunicò alle famiglie il suo assenso, si spinse a promettere anche una bella festa campagnola prima della partenza. La famiglia, contenta di quel diversivo che pareggiava la noia della stagione, lo festeggiò applaudendo.

Stefano fu euforico per tutti i preparativi, invitò gli amici e un paio di amiche moderne e disinvolte. Si rammaricò soltanto che a San Marco non ci fosse Sabedda, gli sarebbe piaciuto che lei assistesse, da serva, alla sua allegria ritrovata.

Con la promessa di molto mangiare e bella compagnia, don Rosario volle a San Marco parenti, amici e pure l’arciprete don Liborio. A lui chiese di celebrare una messa, nella cappidduzza della masseria, con l’intenzione di propiziare a Stefano un soggiorno santo e fruttuoso a Palermo. Promise anche di confessarsi e partecipare alla comunione eucaristica tanto aveva voglia di liberarsi dei peccati e di suo figlio. Al sacerdote rivolse poi speciali e accorate suppliche perché restasse anche lui a far festa con tutti. Ma non ce ne sarebbe stato bisogno ché pure senza invito l’arciprete si sarebbe fermato comunque: il suo viso tondo e paonazzo parlava da



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