George Nina - 2016 - Il libro dei sogni by George Nina

George Nina - 2016 - Il libro dei sogni by George Nina

autore:George Nina
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Romance, General, Fiction
ISBN: 9788820094874
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2016-05-16T22:00:00+00:00


Giorno 33

Henri

RIMANGO sempre soltanto per pochi giorni a Londra, per vedere Ibrahim, e Greg e Monica. Ma non resisto mai abbastanza. E riparto di nuovo. Perché nelle aree di transito degli aeroporti, negli alberghi vicino alle stazioni, nelle pensioni nei pressi dei porti riesco a dormire. Dovunque domini il frastuono di partenze e arrivi, là io dormo.

Altrimenti non ci riesco.

E quando non dormo, arriva la paura. Un’indicibile paura di morire.

Ciò che mi consola è il ricordo di Mariefrance e di come abbiamo concepito Sam. Procreazione. Da due persone così maldestre è scaturita una vita nuova, gentile e prodiga, come a volte sa essere anche la creazione. Così come dalla sabbia sboccia una rosa e dalla solitudine nasce l’amore… e dalla morte la vita.

Quando mi trovo a Londra, o devo rimanere per più di tre notti in una grande città, allora attraverso l’oscurità, l’assorbo. A volte vado all’aeroporto per osservare le persone entrare e uscire, le esistenze intrecciarsi, sfiorarsi, separarsi l’una dall’altra.

Poi cammino per ore per le vie, lungo strade sconosciute, familiari, sporche, buie, e sbircio nelle finestre illuminate. La vita là continua, mentre la mia è in pausa da quando da ragazzo sono tornato a casa da solo con la barca blu, lasciandomi alle spalle mio padre. Il tempo ha trattenuto il respiro.

Io sono nel mezzo.

Tra l’assenza di una fine e l’assenza di un inizio.

In una di queste notti irrequiete a Londra l’agitazione mi spinge in una costruzione abbandonata di calcestruzzo, nel cuore dell’East End, tra Hackney e Columbia Road. Fuori ci sono ancora più di trenta gradi, dentro è fresco, come in una grotta d’estate: le ombre negli angoli e dietro i pilastri sono profonde come acqua nera. Lanterne, candele e torce sono le uniche fonti di luce.

Accostate alle pareti ci sono vecchie sedie di legno con gambe ricurve e schienali bombati, in mezzo divani e poltrone sottratti ad alberghi abbandonati. Casse di legno per la frutta rovesciate con sopra assi, vecchie lavagne, porte che fungono da tavoli. Su questi tavoli, bottiglie e bicchieri, posacenere, alcune paia di guanti, uno sopra l’altro, simili a mani vuote, dimenticate. Su tutti i tavoli ci sono rose rosse in vasi di cristallo.

Donne che si appoggiano ai divani o ai pilastri, separate l’una dall’altra, sempre sole. Uomini che si aggirano nella luce del crepuscolo, ugualmente soli. Pipistrelli che sfrecciano per l’atrio alto, incompiuto, incerti e sfuggenti quanto gli sguardi degli uomini e delle donne.

A metà, davanti al muro di mattoni, ci sono due suonatori di bandoneón, un terzo uomo con un contrabbasso e un quarto, un violinista: accanto a lui c’è una chitarra appoggiata a una valigia chiusa. Le loro camicie bianche brillano nel chiarore del fuoco.

E là, in quel luogo in cui ognuno è solo, senza che me ne accorga in un primo momento, con grande lentezza il tempo ricomincia a respirare.

I due suonatori di bandoneón si lanciano occhiate. Uno ha capelli neri e lucidi, porta una camicia bianca aderente e i muscoli del braccio trapelano scuri attraverso la stoffa sottile; l’altro ha i baffi e osserva il primo come a volersi immergere in lui.



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