ricordi d'amore by jacqueline briskin

ricordi d'amore by jacqueline briskin

autore:jacqueline briskin [briskin, jacqueline]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


28.

Di colpo Paskevic la lasciò andare e lei barcollò all'indietro appoggiandosi a una sedia. La porta si era spalancata, sulla soglia c'era Stepan.

Aveva le scarpe infangate e neve sui capelli e sulle spalle del cappotto. Le mascelle serrate, lo sguardo che si spostava da lei a Paskevic. L'aveva mai guardata con quegli occhi così freddi e impersonali?

Arrivò il maggiordomo ansimante. «Eccellenza, quest'uomo è entrato con la forza. Devo chiamare le guardie?»

«Chiudi quella dannata porta!» abbaiò Paskevic.

La porta si richiuse con uno scatto.

«Non eri alla fabbrica di armi Obuchov?» borbottò Marija, rendendosi conto che la domanda poteva significare che aveva approfittato della sua assenza per fare visita a Paskevic.

«Stepan, voglio dire... non avevi un incontro con gli operai?...»

Lui non disse nulla.

«É arrivata una lettera di Boris e Paskevic mi ha mandato a chiamare all'ospedale. Sai quanto ero disperata perché non avevo sue notizie.»

«Benvenuto nella mia casa, signor Strachov.» Il tono educato e formale di Paskevic tradiva una divertita indulgenza. «Boris ha spedito la lettera a questo indirizzo. Siamo parenti, come lei sa.»

«Ecco, guarda.» Marija armeggiò con la borsetta, tirando fuori i fogli. «É a New York.»

Paskevic gettò la cenere della sigaretta. «Le assicuro che Marija sta dicendo la verità.»

Stepan pareva concentrato sulle tombe egiziane in miniatura. In realtà era altrove con la mente. Quando aveva dieci anni, un bambino che credeva suo amico l'aveva colpito forte allo stomaco con un pugno, e in quel momento provava la stessa cosa. Era scioccato, confuso e senza fiato. Ecco perché ha rimandato il nostro matrimonio. Paskevic. Già, sempre Paskevic.

«Avrei dovuto inviarti un messaggio alla locanda», si giustificò Marija. Aveva gli occhi lucidi di lacrime. «Stepan, ti prego, dimmi qualcosa, ti prego.»

Lui guardò i capelli ben pettinati e le perle, l'abito di squisita fattura, le belle scarpe di seta. Vestita così gli sembrava ancora più inavvicinabile. Mosse le mani in un gesto di sconforto. «Non saprei cosa dire senza sembrare un idiota geloso.»

«Confesso di aver manovrato Marija per farla venire qui», intervenne Paskevic. «Quando alcuni giorni fa è arrivata la lettera di Boris, ho ordinato i vestiti. Questo pomeriggio le ho fatto recapitare un messaggio all'ospedale Pokrowskij. Non ho voluto vederla finché non si fosse cambiata. Poi ho insistito perché cenasse con me.»

«Ma non ha dovuto usare la forza o le catene, no?» Il volto di

Stepan era privo di espressione.

«Smettete di parlare di me come se non fossi presente», urlò Marija.

Stepan posò su di lei i gelidi occhi azzurri. «Capisco quale attrazione eserciti il Palazzo di Marmo», replicò. «É anni luce dalla guerra.»

«Sono piuttosto bene informato sull'argomento», asserì Paskevic. «So quanto sia stato stupido il capo delle nostre forze armate. Mi rendo conto che permettiamo ai nostri alleati di usare la Russia come esca ogni volta che vogliono distogliere l'attenzione dei tedeschi dal fronte occidentale. So che i nostri soldati non sono addestrati e mancano le munizioni, io avevo proposto che le fabbriche di armi venissero nazionalizzate, ma non è servito. So che per trasportare rifornimenti e uomini ci vorrebbero più mezzi di quelli che abbiamo.



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