Conn Iggulden - La Guerra delle Rose 3 - Bloodline by Bloodline

Conn Iggulden - La Guerra delle Rose 3 - Bloodline by Bloodline

autore:Bloodline [Bloodline]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


XIX

La neve continuava a cadere e il vento non accennava a placarsi, costringendo i soldati a strizzare gli occhi per proteggersi dagli aghi di ghiaccio trascinati dalle folate. Quel ghiaccio se lo portavano addosso sulla pelle, tra i capelli, nelle pieghe degli abiti, facendolo scricchiolare e ricadere a terra a ogni passo o fendente. Ormai il corpo a corpo durava da ore, con entrambe le parti ostinate a non cedere di un palmo, se non per fare largo ai cadaveri dei propri compagni. I capitani si precipitavano a occupare ogni spazio sgombro, ordinando agli uomini di colpire con le picche per sfondare lo schieramento avversario; azze e ronconi si alzavano e calavano senza sosta, mentre i falcioni – quelle terribili spade corte, simili a mannaie – compivano la loro opera brutale.

Nelle schiere più arretrate, ancora distanti dallo scontro, i soldati si stringevano gli uni agli altri cercando di scaldarsi e di ripararsi dalla bufera. Quell’aria gelida, però, si infilava in ogni fessura, privandoli delle forze. Battevano i piedi a terra e si soffiavano sulle mani, avanzando inesorabilmente verso la battaglia. Non potevano ritirarsi; riuscivano a malapena a muoversi, sempre in avanti. Intanto la luce opaca del sole cominciava a sbiadire e le ombre si allungavano sulle decine di migliaia di soldati ancora in piedi sul terreno ghiacciato, a brandire legno e ferro.

Di tanto in tanto il vento squarciava il velo di neve e rivelava il campo di battaglia. Per i lord e gli uomini che avevano seguito re Edoardo verso nord, lo spettacolo non era incoraggiante: l’esercito di Lancaster era ancora numeroso, simile a uno stormo nero sul suolo bianco. Esausti, i soldati venuti dal Sud si guardavano l’un l’altro, scuotendo la testa doloranti e irrigiditi dal freddo. Era difficile fissare quella distesa immensa, resa ancora più fosca dalla luce che moriva, senza sentire un brivido di disperazione lungo la schiena.

I garzoni continuavano a correre tra le file, trasportando otri piene d’acqua, con una canna per succhiarla come da un seno materno. Agli uomini riarsi dalla sete davano appena il tempo di trangugiarne un sorso, imprecando e pungolandoli quando impiegavano troppo o si rovesciavano il prezioso liquido sulla barba. E intanto lo scontro proseguiva, i soldati spinti gli uni sugli altri in un groviglio ansimante. Quelli che sentivano arrivare la fine invocavano il nome di amici e parenti, terrorizzati all’idea di morire lì, al buio; ma per quanto si sgolassero nessuno di loro otteneva risposta e finiva per accasciarsi ai piedi dei compagni ancora in marcia.

Il sole tramontò, portando via con sé l’ultimo barlume di vitalità. Guerrieri veterani, induriti da molte campagne, si ritrovarono ingobbiti, la testa china, a imporsi di resistere nella tenebra. Nessuno, né i lord né i capitani, chiamò una tregua per la notte; erano arrivati su quel campo seguendo le insegne di due re e sembravano aver capito di non poterlo lasciare finché non ne fosse rimasto soltanto uno. I corni e i tamburi si erano ormai zittiti; niente sovrastava più il ruggito degli scontri e



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